Fine vita: p. Arice (Cottolengo), “occorre una cura palliativa a tutto tondo”. E apre hospice a Chieri

“Occorre un approccio globale, una cura palliativa a tutto tondo. Posso certamente affermare che tutti gli ospedali stanno mettendo in campo risorse per realizzare ospedali senza dolore, ma è ancora qualcosa che riguarda il dolore fisico, manca tutto il resto”. Lo dice il padre generale del Cottolengo, don Carmine Arice, in una intervista rilasciata a La Voce e il Tempo, settimanale della diocesi di Torino. Il religioso ragiona sulla situazione attuale della cura e dell’accompagnamento dei malati cronici, non autosufficienti e nel fine vita in Italia e in Piemonte. “Non esiste il dolore, ma esiste quel dolore, quella persona, quella situazione, in quella singola storia, in quel momento della sua vita e se vogliamo affrontare questo tema in modo serio e in modo efficace dobbiamo accettarne la complessità e rispondere come quando si accetta una complessità”, osserva.
P. Arice evidenzia anche che “si parla molto della medicina personalizzata nei convegni ma poi la si pratica poco e soprattutto ‘con delega’, delegando questi aspetti a qualcuno che potrebbe occuparsi di ciò, ma l’efficacia di questo processo si sperimenta solo se c’è un’alleanza terapeutica non solo tra medico e paziente, ma anche tra gli operatori stessi, compreso colui che ha il compito dell’accompagnamento spirituale del paziente”.
La Piccola Casa a breve aprirà un hospice a Chieri nel luogo dove morì san Giuseppe Cottolengo: 21 posti letto per pazienti bisognosi di cure palliative e della terapia del dolore, soprattutto nella fase terminale della vita terrena. Un progetto frutto della collaborazione tra il Cottolengo e la diocesi di Torino. P. Arice spiega le motivazioni che hanno spinto la Piccola Casa a questa nuova opera: “In primo luogo per rispondere ad un’esigenza reale: in Italia e in Piemonte i posti letto negli hospice sono insufficienti rispetto alla domanda. I giorni di attesa per un paziente che ha bisogno di entrare in un hospice sono ancora troppo lunghi. In secondo luogo perché la Piccola Casa continua a ritenere che la vita in ogni fase dell’esistenza sia una benedizione di Dio e vogliamo, dunque, aiutare le persone a benedire la vita in tutte le situazioni. La nuova opera poi mette al centro l’attenzione verso le persone con malattie croniche e verso gli anziani non autosufficienti con patologie neurodegenerative. Il Cottolengo Hospice non sarà, infatti, dedicato solo alle patologie oncologiche, ma anche ad altre patologie degenerative. Per fine agosto la struttura sarà conclusa”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori