Giornata mondiale malato: mons. Marcianò (Omi) ai medici, “dare la morte, anche qualora fosse possibile per legge, andrebbe contro il senso del vostro operare”

“Toccando i malati, i sofferenti, voi siete chiamati a sentire la vita: non semplicemente un organo, una patologia, un difetto… ma la vita di quella singola persona. Quella vita di cui siete a servizio, conservando il compito altissimo di custodirla, curarla, prendervene cura. Questo è il vostro compito”. Lo ha affermato l’ordinario militare per l’Italia, mons. Santo Marcianò, nell’omelia che ha pronunciato durante la messa che ha presieduto al Policlinico militare del Celio di Roma in occasione della 30ª Giornata mondiale del malato.
“È una ricorrenza importante nella vita della Chiesa”, ha evidenziato il vescovo castrense, ricordando che è “nata dall’intuizione spirituale di San Giovanni Paolo II il quale, nella malattia e nella sofferenza, ha avuto quasi un filo conduttore della sua vita. E mi piace, in questo giorno, chiedere la sua intercessione affinché, come operatori sanitari, siate aiutati a cercare e trasmettere il ‘senso’ della sofferenza; a essere, come lui, persone di speranza, nella sofferenza e grazie alla sofferenza”. “La parola ‘senso’ – ha spiegato – non va travisata, spiritualizzata. Non è facile soffrire, non è facile veder soffrire: accompagnare, curare, sopportare le sofferenze altrui, quelle che, come medici e operatori della salute, vi provocano nella pratica clinica e nell’intelligenza della ricerca, nella pazienza dell’azione quotidiana, nella fatica a volte spropositata, non di rado anche nel rischio. La storia di tutte le culture e religioni ha sempre trovato, nella vocazione del medico, quel ‘di più’ che, alla fine, rimanda ‘oltre’, assumendo valenza ‘trascendente’”. Nel ripercorrere alcuni brani del Messaggio di Papa Francesco per la Giornata, mons. Marcianò rivolgendosi ai medici li ha invitati a “sentire la vita”. “Sentire che quella che noi tocchiamo, che voi medici toccate, è la vita unica e irripetibile di un essere umano ed è la carne di Cristo”. E poi ha ammonito: “Dare la morte, anche qualora fosse possibile per legge, andrebbe contro il senso del vostro operare e del vostro essere! Continuate a difendere la vita, dall’inizio e fino alla fine; continuate a insegnarlo, a un mondo che ne ha smarrito il valore e a noi tutti”.
Il vescovo ha poi voluto “ricordare con gratitudine e commozione le vittime del Covid-19 ma anche i tanti medici e operatori sanitari – specie i membri della sanità militare – che con prontezza si espongono in situazioni di guerra, calamità, condizioni difficili… e si espongono fino al rischio della vita, per salvare, sollevare, toccare la vita altrui”.

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