Cammino sinodale: mons. Sigalini (Cop), “ri-partire dalla comunità locale, luogo dove si gioca conversione pastorale, protagonismo e responsabilità del cambiamento”

“Siamo consapevoli che lo Spirito parla a tutti i membri della Chiesa, e non una volta per tutte, ma in modo progressivo. Noi tutti battezzati siamo stati chiamati a metterci “insieme”, in ascolto della voce dello Spirito e abbiamo consegnato alla comunità cristiana opinioni, anche contrastanti, e audaci progetti di riforma mescolati alla paura e al desiderio di non cambiare nulla per il timore che si verifichino o amplifichino lacerazioni nel tessuto ecclesiastico. È proprio la diversità, sono proprio le tensioni – presenti anche nella vita della Chiesa –, a richiedere un confronto, un dialogo, cammini comuni per giungere a quel consenso, che non si identifica con un accordo unanime, un pensare tutti allo stesso modo, ma con un “sentire” assieme cosa oggi la Chiesa è chiamata ad essere e come è chiamata a svolgere la sua missione”. Lo ha sottolineato questa mattina mons. Domenico Sigalini, presidente del Centro di orientamento pastorale, tracciando le conclusioni della 71ª Settimana nazionale di aggiornamento pastorale che si è chiusa oggi a Frascati.
Ripercorrendo riflessioni, stimoli e auspici emersi nei lavori di questi giorni, il vescovo ha evidenziato che “abbiamo sperimentato che il Sinodo non è un evento, ma un processo: si costruisce, cioè, passo dopo passo”. La 71ª Settimana nazionale di aggiornamento pastorale è stata dedicata al tema “Dalla corresponsabilità alla condecisione”: “Sinodalità – ha osservato mons. Sigalini – è comunione operativa in un’attività di governo pastorale. Essa si attua non in astratto, ma in precise strutture sinodali, come il Sinodo dei vescovi, il Sinodo diocesano, il Consiglio presbiterale, il Consiglio pastorale diocesano, il Consiglio pastorale parrocchiale”. Il vescovo ha poi evidenziato l’importanza di “ri-partire dalla comunità locale, luogo dove, insieme, si gioca la conversione pastorale, il protagonismo e la responsabilità del cambiamento, per dare nuovo significato alla vita personale, comunitaria e alla presenza educativa sul territorio, annunciando la bellezza del Vangelo vero e possibile”. “In questa stagione difficile – ha concluso – dobbiamo avere occhi attenti ai segni che sono già dentro l’inverno, saper cogliere ciò che nasce dal passaggio verso la primavera. Papa Giovanni aprì il Concilio dicendo di non dare ascolto ai ‘profeti di sventura’, ma di prestare orecchio ai ‘segni dei tempi’”.

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