Terra Santa: Pizzaballa (patriarca), “Il Signore è risorto. Ma solo chi entra in contatto reale con Lui può accedere alla sua stessa vita risorta”

“Non basta neppure che siano gli altri a raccontarla”, l’esperienza della Resurrezione “può essere solo personale; e un’esperienza personale della fede non può accadere se non dentro la comunità, insieme agli altri che con me camminano nella fede”. Ruota intorno a questo passaggio la meditazione del Patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, al Vangelo della Domenica, la prossima 11 aprile, II Domenica di Pasqua. “Apparendo ai suoi, dopo la risurrezione, Gesù riprende pazientemente, gradualmente, in modo nuovo la relazione con i discepoli. Ci troviamo, infatti, di fronte ad una comunità frammentata: nel momento in cui il Signore viene, qualcuno manca, la comunità è incompleta. Il Signore perciò torna, perché la comunità è tale dove tutti fanno esperienza della risurrezione, tutti incontrano il Signore, nessuno escluso”. “Per guarire dal male della morte –  spiega il patriarca – bisogna saper alzare lo sguardo, per vedere, nel Figlio dell’Uomo crocifisso, l’amore infinito del Padre, che ci raggiunge lì dove siamo, nella nostra condizione di morte. La guarigione è per tutti, ma solo chi alza lo sguardo vi accede, perché la guarigione è la relazione stessa con il Signore che salva. Nel Vangelo di oggi – afferma Pizzaballa – è proprio la stessa cosa. Il Signore è risorto, ed è per tutti vita e pace. Ma solo chi entra in contatto reale con Lui può accedere alla sua stessa vita risorta”. È il caso di Tommaso che “ha bisogno di passare dall’incredulità alla fede: ‘non essere incredulo, ma credente’, gli dice Gesù. Ma questo passaggio non è possibile se non toccando con le proprie mani, con la propria vita le piaghe del risorto, cioè il mistero dell’amore che si è compiuto nella Pasqua. Quel mistero d’amore per cui il Signore ha donato la vita, ed ora è di nuovo vivo in mezzo ai suoi, perché l’amore con cui Lui ama non viene meno. Per questo il Signore gli offre le sue piaghe, che dopo la risurrezione non sono scomparse: il Risorto è Colui che è vivo per poterci amare sempre come crocifisso, continuando a donare la vita per noi come quando era sulla croce. È un continuo ed eterno donarsi”.

 

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