Papa Francesco: “un pensiero affettuoso, riconoscente e ammirato a Joseph Ratzinger, uno dei grandi maestri del nostro tempo”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Questo Premio viene giustamente attribuito nel nome del mio Predecessore. È dunque per me, insieme a voi, l’occasione per rivolgere a lui ancora una volta il nostro pensiero affettuoso, riconoscente e ammirato”. Durante la cerimonia di consegna del Premio Ratzinger, nella Sala Clementina, il Papa ha tributato un affettuoso omaggio a colui al quale il riconoscimento è intitolato. Fra i “grandi maestri della filosofia e della teologia del nostro tempo”, ha affermato Francesco, “va annoverato un teologo che ha saputo aprire e alimentare la sua riflessione e il suo dialogo culturale verso tutte queste direzioni insieme, perché la fede e la Chiesa vivono nel nostro tempo e sono amiche di ogni ricerca nella verità. Parlo di Joseph Ratzinger”. “Pochi mesi fa – ha ricordato il Papa – abbiamo reso grazie al Signore insieme a lui, in occasione del 70° anniversario della sua ordinazione sacerdotale; e sentiamo che egli ci accompagna con la preghiera, tenendo il suo sguardo continuamente rivolto verso l’orizzonte di Dio. Basta guardarlo per accorgercene”. “Oggi lo ringraziamo in particolare perché è stato anche esempio di dedizione appassionata allo studio, alla ricerca, alla comunicazione scritta e orale”, l’omaggio di Bergoglio: “E perché ha sempre unito pienamente e armoniosamente la sua ricerca culturale con la sua fede e il suo servizio alla Chiesa”. “Non dimentichiamo che Benedetto XVI ha continuato a studiare e scrivere fino alla fine del suo pontificato”, l’esortazione del Papa: “Circa dieci anni fa, mentre adempiva le sue responsabilità di governo, era impegnato a completare la sua trilogia su Gesù e così lasciarci una testimonianza personale unica della sua costante ricerca del volto del Signore. È la ricerca più importante di tutte, che egli poi ha continuato a portare avanti nella Chiesa. Ce ne sentiamo ispirati e incoraggiati, e gli assicuriamo il nostro ricordo al Signore e la nostra preghiera”. Citando il motto scelto quando divenne arcivescovo di Monaco – “cooperatores veritatis” – il Santo Padre ha affermato che tali parole “esprimono il filo conduttore delle diverse tappe di tutta la sua vita, dallo studio all’insegnamento accademico, al ministero episcopale, al servizio per la Dottrina della Fede – a cui fu chiamato da San Giovanni Paolo II 40 anni fa – fino al pontificato, caratterizzato da un luminoso magistero e un indefettibile amore per la verità”. “Cooperatores Veritatis è perciò anche il motto che campeggia sul diploma che viene consegnato ai premiati, perché continui a ispirare il loro impegno”, ha concluso il Papa: “Sono parole a cui anche ognuno di noi può e deve ispirarsi nella sua attività e nella sua vita”.

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