Diocesi: mons. Castellucci (Carpi), “impegnare le nostre energie per le cose che contano”

“Noi sentiamo che se la nostra esistenza finisse con la morte, se le nostre speranze fossero destinate al nulla eterno, se i nostri passi terreni, spesso incerti e faticosi, scivolassero in un abisso oscuro, la vita intera perderebbe senso”. Lo ha detto mons. Erio Castellucci, vescovo di Carpi, nell’omelia per il rito delle esequie per il giovane carpigiano Enrico Lovascio, 22 anni, morto a causa di una grave malattia il 6 gennaio scorso. Enrico, studente di ingegneria, era un educatore scout della parrocchia della cattedrale e inserito in diverse altre realtà corrispondenti ai suoi tanti talenti come la musica e lo sport della pallacanestro. Nelle scorse sere in cattedrale tanti giovani e amici della famiglia, si sono stretti attorno ai genitori Raffaella e Giuseppe, al fratello Davide, seminarista, e alla sorella Elena, in preghiera e condividendo “ricordi commoventi della radiosa figura di Enrico”, come spiega una nota della diocesi.
La morte prematura, come quella di Enrico, per il vescovo “ci insegna a distinguere l’essenziale dal superfluo, ad impegnare le nostre energie nelle cose che contano, senza disperderle nelle superficialità, nelle invidie, nei litigi, nelle frivolezze, nelle rivalità. Enrico vive per la sua famiglia, per Raffaella, Giuseppe, Davide, Elena; vive per la sua ragazza, i suoi amici delle parrocchie e associazioni – Azione Cattolica, Agesci – che hanno percorso con lui dei tratti di cammino. Enrico vive per i bambini e i ragazzi che ha educato con entusiasmo, serietà e passione; vive per gli amici della pallacanestro, nella polisportiva Nazareno; vive per la musica, nella sua band e nell’animazione liturgica in Cattedrale; vive per i compagni di scuola e di università. E vive per chi lo ha accompagnato e curato in questi mesi e che ora è sgomento”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori