Lavoro: p. Arice (Cottolengo), “è diventato una condanna necessaria, invece dà felicità e significato”

“Oggi più che mai è necessario evangelizzare il lavoro; la mia impressione, infatti, è che si sia perso la coscienza della sua alta vocazione di prolungare l’opera del creatore e sia diventato piuttosto una condanna necessaria – quando si ha la fortuna di averlo – da scontare con sopportazione per il necessario sostentamento personale e della propria famiglia”. Lo ha detto don Carmine Arice, padre generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza, parlando ai partecipanti all’incontro “Lavorare alla Piccola Casa tra criticità, risorse e proposte: dall’idea alla realtà”, un evento di formazione e confronto per i dirigenti che si è concluso oggi al Cottolengo di Torino. “Il lavoro”, ha detto don Arice, “è la forma concreta mediante la quale collaboriamo con Dio, perché attraverso le nostre braccia, la nostra mente, il nostro cuore, la nostra offerta esistenziale e la nostra preghiera Egli possa continuare ad amare i suoi figli, in modo particolare coloro che sono in maggiore difficoltà e sono vittime di quella cultura dello scarto che non accenna a diminuire nel nostro contesto sociale”. “La dimensione della fatica e la mercificazione dell’opera prestata – ha aggiunto –, sembrano diventare predominanti sul possibile senso e sul valore intrinseco della laboriosità. E questo è drammatico perché nella vita molto tempo è dato proprio al lavoro”. Ai dirigenti della Piccola Casa, ha ricordato, “oggi è affidato l’arduo ma necessario compito di aiutare la realtà per la quale si presta la propria professionalità, a riscoprire che il lavoro può darci benessere prima ancora che reddito, convinti che gli esseri umani sono innanzitutto cercatori di senso. Sì a noi l’arduo compito di esplicitare anche gli elementi non-monetari che determinano il benessere dei lavoratori. Questi giorni ci aiutino a intravvedere le strade per aiutarci e aiutare concretamente a scoprire che felicità e significato sono le due dimensioni nascoste del lavoro e che solo senso e scopo ci fanno appassionare a quello che dobbiamo fare”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori