Coronavirus Covid-19: Palermo, la Missione Speranza e Carità dichiarata “zona rossa”

“La Missione rappresenta soprattutto il cuore generoso della città verso le tante emergenze di povertà materiali e spirituali di questa società. I pochissimi missionari e volontari sono allo stremo delle forze e continuano a darsi da fare, cercando di essere attenti, ma chiediamo di continuare ad aiutare la Missione con tutti gli aiuti possibili, anche attraverso una parola buona. Chi sente di farlo faccia una preghiera a Dio perché aiuti tutti”. Con una nota ufficiale, i missionari e i volontari della Missione Speranza e Carità chiedono aiuto e sostegno dopo che, a Palermo, un’ordinanza del presidente della Regione siciliana Nello Musumeci ha dichiarato le quattro strutture della Missione fondata da Biagio Conte “zona rossa”. Un provvedimento che si è reso necessario dopo che, su 50 tamponi Covid effettuati, oltre una trentina di persone sono risultate positive. Soltanto tre di loro hanno accettato di essere trasferiti al centro Covid per la quarantena di Palermo, mentre gli altri si rifiutano. Intanto “due missionari – dicono dalla Missione – sono stati ricoverati: fratello Giovanni con polmonite e un altro fratello, che è in ospedale, ma non sappiamo quali sono le sue condizioni generali”.
Missionari e volontari ringraziano “chi in queste ore sta facendo qualcosa” e citano il Comune, la Regione, le forze dell’ordine, l’Asp e Medici senza frontiere. “Comprendiamo – scrivono – che è necessario che si uniscano tutte le forze possibili per trovare le soluzioni per aiutare la Missione e tutta la città”. E aggiungono di essere semplicemente “una Missione al servizio della Speranza”.
Mentre si monitora l’andamento del contagio e in vista della pericolosa promiscuità all’interno delle strutture popolate da seicento persone, dai centri potranno entrare e uscire solo gli operatori sanitari e socio-sanitari ed il personale impegnato nella assistenza alle attività inerenti l’emergenza. Le quattro sedi, intanto, sono monitorate dall’esterno dalle forze dell’ordine.

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