Istruzione e lavoro: Vacchina (Forma), “investire su formazione professionalizzante Made in Italy”

“Il sistema scolastico attuale non è sufficiente alla preparazione al mondo del lavoro, la formazione professionale può rappresentare una risorsa strategica in questa fase di rilancio dell’economia attraverso lo sviluppo o il potenziamento dei percorsi formativi legati alle professioni del Made in Italy, a cominciare da quelle figure più richieste dal mercato come designer, artigiani, meccanici e poi le figure legate all’altagamma come tecnici delle calzature, della pelletteria, sartoria, moda, quelle del mondo agroalimentare ma anche le professioni ‘green’ emergenti, sempre più richiesti. Ne serviranno oltre 200.000 nei prossimi anni”. Ad affermarlo è Paola Vacchina, presidente nazionale di Forma, l’associazione degli enti nazionali di formazione professionale, e consigliera del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), commentando gli ultimi dati Istat su istruzione e occupazione.
“Nel pieno della crisi economica post-Covid che ci prepariamo ad affrontare, diventa centrale lavorare sulla formazione professionalizzante, anche per non disperdere l’occasione di poter investire le risorse che arriveranno dall’Europa su un obiettivo prioritario per il Paese”, prosegue Vacchina, secondo cui “la formazione rappresenta un asset strategico per l’Italia”. “L’esperienza maturata negli anni – sottolinea – ci consente di dare un contributo qualificato e concreto per avanzare proposte che possano rappresentare delle soluzioni ai problemi rilevati dall’Istat. Il nostro Paese ha costruito la sua fortuna economica del secondo dopo guerra proprio grazie alla formazione professionale, che ha consentito di rispondere alla domanda di tecnici professionali”.
Per la presidente di Forma, “il sistema-Paese deve investire sul sistema formativo se vuole recuperare il gap con gli altri Paesi ed evitare non solo la dispersione scolastica ma quella che è una vera e propria dispersione di capitale umano”.
“Confrontando la condizione occupazionale dei giovani che abbandonano precocemente il sistema di istruzione e formazione con i coetanei che hanno abbandonato i percorsi di istruzione e formazione dopo aver raggiunto il titolo secondario superiore, si osserva che – conclude Vacchina – oltre la metà di questi ultimi (53,6%) è occupato già dopo pochi anni dall’uscita dagli studi”.

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