Diocesi: mons. Ghizzoni (Ravenna-Cervia), “chiediamo la sapienza dall’alto per comportarci in modo saggio e responsabile”

“Il momento storico in cui cade quest’anno la solennità di S. Apollinare, ci chiede di continuare la riflessione circa l’esperienza personale e collettiva della pandemia che stiamo facendo sia nella comunità cristiana sia nella comunità civile. Abbiamo tutti bisogno della Sapienza che viene dall’alto (I lettura), per comportarci in modo saggio e responsabile, ciascuno secondo il suo ruolo ecclesiale o sociale”. Ha esordito così mons. Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna-Cervia, nella lunga e articolata omelia della celebrazione di questa mattina in cattedrale per la festa di Sant’Apollinare, patrono di Ravenna e dell’Emilia-Romagna. Con il divieto delle messe con i fedeli, si è riscoperta una “chiesa domestica”, ha aggiunto il presule. “Ci è mancata tanto l’eucaristia della domenica, ma non si è interrotto il dialogo che ci salva, con il Signore. Sono valori riscoperti da non dimenticare”.
La pandemia ha inoltre messo in crisi la “pretesa superiorità e assolutezza della scienza e dei suoi ricercatori” facendoci toccare con mano che “i poteri umani, come l’economia e la politica, la scienza e la tecnica sembrano giganti coi piedi di argilla, né onnipotenti, né onniscienti”. Il “dilagare della morte”, spesso in solitudine, ci ha ricordato che “essa c’è nell’orizzonte di ciascuno di noi e non possiamo che accettarla e affrontarla”, ha osservato ancora Ghizzoni. L’arcivescovo si è infine soffermato sulla libertà religiosa richiamando al riguardo l’insegnamento degli ultimi Papi, in particolare di Francesco, e ha concluso: “Riaffermiamo anche noi il valore della libertà religiosa, per tutti e non solo per noi” e “chiediamo la Sapienza e gli altri doni dello Spirito, per conciliare le esigenze che nascono dai diritti fondamentali con quelle della tutela della salute fisica, psichica e morale di tutti. Ma anche per trovare le vie giuste e prudenti perché la dimensione religiosa sia rispettata e accolta da tutti, senza contrapporre Cesare e Dio, lo Stato e la Chiesa, ma mettendo al centro la persona umana con tutte le sue relazioni, compresa quella con Dio”.

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