Cei: ai vescovi, “non restringere gli orizzonti del nostro impegno semplicemente ai protocolli o alle soluzioni pratiche”

Mentre si attendono dal Ministero dell’Interno indicazioni per un ritorno dei cantori e dei cori, “la possibilità dei familiari di partecipare insieme alle celebrazioni, stando in uno stesso banco, trova risposta positiva nella prassi della vita quotidiana”. Circa la richiesta di poter derogare al numero delle 200 persone nei luoghi chiusi, il Comitato tecnico-scientifico affida la decisione alle Regioni. Lo si legge in una lettera inviata dalla Presidenza della Cei ai vescovi, in vista della ripresa autunnale delle attività pastorali. Per ciò che concerne le attività pastorali per i ragazzi, gli Uffici catechistici, coordinati da quello nazionale “stanno lavorando per favorire e sostenere il loro impegno in un discernimento comunitario che porti a scelte operative adeguate, non ispirate dal si è sempre fatto così, ma dalle possibilità che il tempo attuale offre”. Il tempo che stiamo vivendo, “con le sue difficoltà e le sue opportunità, ci chiede di non restringere gli orizzonti del nostro discernimento e del nostro impegno semplicemente ai protocolli o alle soluzioni pratiche”, suggerisce la Presidenza sottolineando che l’attuale situazione storica “invoca un nuovo incontro con il Vangelo, in particolare con l’annuncio del kerygma, cuore dell’esperienza credente”. “Se davvero l’esperienza della pandemia non ci può lasciare come prima – conclude lettera – la riunione autunnale del Consiglio Permanente e l’Assemblea Generale (prevista a novembre) dovranno essere eventi di grazia, nei quali confrontarci e aiutarci a individuare le forme dell’esperienza della fede e, quindi, le priorità sulle quali plasmare il volto delle nostre Chiese per il prossimo futuro”.

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