Festa della mamma: mons. Marcianò (Omi), “la madre, nella Chiesa, è l’altro volto del Pastore buono”

“C’è un modo pastorale, paterno e forte di custodire la vita, ma c’è anche un principio di tenerezza materna che accoglie, nutre e accarezza, di cui ha bisogno l’essere umano, la famiglia, la società, la Chiesa. La madre, nella Chiesa, è l’altro volto del Pastore buono”. Lo ha detto l’Ordinario militare per l’Italia (Omi), mons. Santo Marcianò, celebrando ieri sera la messa in streaming nella cappella dell’Ordinariato militare in Roma. L’arcivescovo castrense, nell’omelia, ha ricordato “il grande dono della maternità. La madre accomuna tutti in un tempo in cui l’oscuramento del senso della maternità e paternità è un virus velenoso per la vita dell’uomo, che ne minaccia la verità antropologica e gli può far smarrire la via del vero amore e della felicità”. Da qui la preghiera dell’arcivescovo per “le madri che generano vita con speranza, senza temere i tempi difficili, per le madri custodi della bellezza della famiglia e della casa in cui la vita cresce, per le che non esitano a uscire da tale quotidianità ogni qualvolta il figlio sia in pericolo o perduto, affamato o maltrattato, madri che, per salvare il figlio, sanno uscire persino dalla propria famiglia, rompendo con coraggio catene antiche di odio e criminalità organizzata”. Ed ancora la preghiera per “le madri che, per fragilità o solitudine, hanno rinnegato se stesse, cedendo alla tentazione di eliminare la vita nel grembo o alla tecnologia che vuole produrre la vita, fino anche a vendere il proprio grembo, madri che, sui letti della sofferenza dei figli, dimenticano il lavoro, il riposo, il cibo… dimenticano se stesse, rimanendo fino alla fine come icone inamovibili di fortezza e speranza, madri che soffrono esse stesse la malattia, la povertà, il lutto, la violenza di uomini senza pietà o di figli malati, dipendenti, disperati, madri che piangono e pregano, madri fisicamente sterili ma con cuore fecondo, e madri consacrate a Dio, felici di trarre dall’amore sponsale di Cristo la linfa della dedizione, per approcciare il mondo con l’instancabile dolcezza e la forza appassionata del dono di sé, svelando il volto materno della Chiesa”.

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