Coronavirus Covid-19: Agenzie Onu, “immediata scarcerazione di tutti i bambini detenuti. Preoccupazione per i minori palestinesi nelle carceri israeliane”

“Seria preoccupazione per la continua detenzione di bambini palestinesi da parte delle autorità israeliane” è stata espressa oggi, in una nota congiunta, da Jamie McGoldrick, coordinatrice umanitaria nei Territori palestinesi Occupati, da Genevieve Boutin, rappresentante Unicef nello Stato di Palestina e da James Heenan, capo dell’Ufficio diritti umani delle Nazioni Unite nei Territori palestinesi Occupati. Secondo il Servizio penitenziario israeliano, alla fine di marzo, sono 194 i bambini palestinesi detenuti dalle autorità israeliane nelle carceri e nei centri di detenzione, principalmente in Israele. Un dato, secondo quanto si legge nella nota, “superiore al numero medio mensile di bambini detenuti nel 2019. La stragrande maggioranza di questi bambini non è stata condannata per dei reati ma è detenuta in stato di detenzione preventiva”. I rappresentanti umanitari ribadiscono che “i diritti dei minori alla protezione, alla sicurezza e al benessere devono essere sempre rispettati. In tempi normali, l’arresto o la detenzione di un bambino dovrebbe essere una misura di ultima istanza e per il periodo di tempo più breve appropriato. Ciò è sancito dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, ratificata sia da Israele che dallo Stato di Palestina”. Per questo, affermano i tre rappresentanti Onu, “durante una pandemia, gli Stati dovrebbero prestare maggiore attenzione alle esigenze di protezione e ai diritti dei minori. I bambini detenuti, infatti, affrontano un rischio maggiore di contrarre Covid-19, con distanziamento fisico e altre misure preventive spesso assenti o difficili da raggiungere”. A complicare la situazione, denunciano i coordinatori umanitari, è il fatto che dall’inizio della crisi Covid-19 “in Israele i procedimenti giudiziari sono sospesi, quasi tutte le visite in carcere sono annullate e ai bambini viene negato l’incontro con le loro famiglie e i loro avvocati. Ciò crea ulteriori difficoltà, sofferenze psicologiche impedendo al bambino di ricevere la consulenza legale cui ha diritto”. Queste pressioni, si legge nelle nota, “potrebbe spingere i minori in attesa di processo a dichiararsi colpevoli così da essere rilasciati più rapidamente”. I coordinatori umanitari, ribadendo che “il modo migliore per difendere i diritti dei bambini detenuti nel mezzo di una pericolosa pandemia, in qualsiasi paese, è liberarli dalla detenzione” chiedono alle autorità israeliane e palestinesi “una moratoria sui nuovi ingressi nelle strutture di detenzione”.

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