Coronavirus Covid-19: mons. Angiuli (Ugento), “accettazione del senso del limite e riconoscimento della fragilità della nostra umanità”

“Come per guarire dal contagio del virus è necessario un periodo di quarantena, così la prima cosa da fare per guarire dal peccato è ritirarsi nel deserto, in un luogo appartato per rimanere soli con se stessi e con Dio”. Lo scrive mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, nel suo messaggio alla diocesi dal titolo “La Quaresima al tempo del Covid-19”. “I quaranta giorni quaresimali sono un tempo cronologico con un forte valore simbolico. Sono, infatti, un’esortazione a rivedere il proprio stile di vita e a cambiare le abitudini più dannose”. Tre le “medicine che guariscono dal pericoloso virus del peccato” indicate dal vescovo: il digiuno, la preghiera e l’elemosina. “Queste tre opere quaresimali sono intrecciate l’una nell’altra”. Riferendosi al Coronavirus, mons. Angiuli nota che “ci sta obbligando a un profondo cambiamento delle nostre abitudini”. “Anche la Quaresima intende scuoterci dal nostro torpore spirituale e spronarci a ricuperare i valori essenziali della vita attraverso ‘la preghiera, quale apertura verso Dio; il digiuno, quale espressione del dominio di sé anche nel privarsi di qualcosa, nel dire ‘no’ a se stessi; e infine l’elemosina, quale apertura ‘verso gli altri'”. Infine, la lezione che l’attuale epidemia rappresenta “in modo evidente e inequivocabile”, cioè “l’accettazione convinta del senso del limite e il riconoscimento della connaturale fragilità e finitudine della nostra umanità”. “L’accettazione del proprio limite aiuta a recuperare il valore dell’elemosina, ossia dell’alterità, della solidarietà e della fraternità. Sono questi gli aspetti positivi che l’epidemia del Coronavirus sta mettendo in evidenza in modo esemplare”. Quindi, la richiesta alla comunità diocesana di “elevare al Signore la nostra insistente e fiduciosa preghiera”.

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