Ragazzi autori di reato: Verona, il 17 aprile si presenta un bilancio del progetto “Tra Zenit e Nadir: rotte educative in mare aperto”

Se vogliamo ridurre i reati e gli atti devianti commessi dai minorenni è necessario che l’intera comunità si attivi con azioni preventive e precoci. È questo il messaggio che i promotori di “Tra Zenit e Nadir: rotte educative in mare aperto”, un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, lanciano alle istituzioni e all’opinione pubblica. Il limite maggiore del sistema attuale è proprio quello di non aver investito adeguatamente sulla prevenzione e su azioni, fatte “su misura”, che devono coinvolgere i ragazzi fin dai primi segni di comportamenti che creano un danno agli altri e alla collettività.
Questo ha provato a fare il progetto Tra Zenit e Nadir, che si è posto l’obiettivo di promuovere il modello della giustizia riparativa nell’approccio ai minorenni coinvolti in procedimenti penali e alle loro famiglie. L’iniziativa è stata frutto della consolidata collaborazione nel campo della giustizia riparativa tra la Fondazione Don Calabria per il sociale, capofila del progetto, e il Coordinamento nazionale comunità accoglienti (Cnca) e ha coinvolto come partner altri 57 soggetti pubblici e del terzo settore attivi in otto province italiane (Milano, Brescia, Cremona, Verona, Vicenza, Venezia, Treviso, Trento).
Beneficiari del progetto sono stati 536 ragazzi provenienti dal circuito penale (oltre il 98%) o segnalati dai servizi sociali comunali (meno del 2%), minorenni o che hanno commesso un reato quando erano in minore età. L’80% di essi è nato in Italia, mentre il restante 20% proviene da altri Paesi. L’87% di questi ragazzi sono stati bocciati almeno una volta e la metà almeno due volte. Più del 50% di loro non segue alcun percorso di istruzione, mentre circa il 20% frequenta un percorso triennale o quadriennale di formazione professionale. Il 43% presenta disturbi psichici, disturbi evolutivi specifici e/o bisogni educativi speciali e/o svantaggi culturali, sociali, linguistici e il 29% dipendenze patologiche, quasi sempre da sostanze. Più della metà di questi beneficiari (58%) al momento dell’ingresso nel progetto non era in carico ad alcun servizio specifico. Circa tre quarti di loro erano sottoposti a una misura penale al momento della presa in carico (per il 75% la messa alla prova).
Per questi ragazzi il progetto ha attivato diverse tipologie di attività: potenziamento delle competenze di base (supporto scolastico…), potenziamento delle life skills (attività sportive, produzione audiovisivi, attività artistico ricreative…), potenziamento delle competenze professionali (formazione professionale…), attività di tempo libero, coinvolgimento in attività di volontariato o di impegno sociale, supporto psicologico e sociale, orientamento scolastico e professionale, rafforzamento dei legami familiari e sociali, interventi di giustizia riparativa (incontro tra reo e vittima…).
Tra Zenit e Nadir ha, però, attivato anche numerose iniziative di prevenzione rivolte ad adolescenti, in particolare nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado, per ragionare con loro sui temi della giustizia, della riparazione, dei reati.
Un bilancio del progetto verrà proposto in occasione del convegno “Solo nel buio si rivelano le stelle. Il paradigma della giustizia riparativa nell’esperienza del progetto Tra Zenit e Nadir: rotte educative in mare aperto”, che si terrà a Verona il 17 aprile.

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