Domenica delle Palme: mons. Oliva (Locri), “volgiamo lo sguardo alla speranza di un mondo nuovo, senza guerre ed ingiustizie”

“Gesù fu accolto ed acclamato da una folla varia ed eterogena: insieme a tanti suoi amici, vi erano anche coloro che pochi giorni dopo l’accuseranno e lo condanneranno. Una folla che di fronte a Gesù deve decidere da che parte stare. C’è chi lo seguirà sino in fondo e chi lo rinnegherà e condannerà. La verità che emerge è che davanti al Dio che si è fatto uomo ed è entrato nella storia umana non si può restare indifferenti. Occorre prendere posizione. È la storia di sempre, ove il credente vive accanto al non credente ed ognuno è libero di scegliere da che parte stare”. È questa l’immagine offerta, nella Domenica delle Palme, dal vescovo di Locri-Gerace, mons. Francesco Oliva, che ha guidato la processione e presieduto la benedizione delle Palme per le vie cittadine di Locri. Per il presule “Gesù viene condannato innocentemente. Nessuno se ne assume la responsabilità, ma Lui non si ribella di fronte alla volontà del Padre che l’invia. Per liberare l’uomo dalla morte – ha aggiunto – ha accettato anche la sua morte nella forma più orrenda. È un Dio che ha svuotato sé stesso assumendo una condizione di servo”. Guardando ai riti dei prossimi giorni, mons. Oliva ha detto: “Sono tanti i momenti liturgici della settimana santa, che ci portano a vivere il mistero di un Dio che si fa uomo per solidarizzare con la nostra umanità. È un Dio che entra nelle pieghe più nascoste della nostra storia. Un Dio che ha salvato tutto ciò che ha assunto. Per salvare l’uomo come tale è nato come gli altri uomini. Per santificare il lavoro umano, ha lavorato come uomo. Per dare forza nelle umane debolezze, ha accettato di essere un bambino, un profugo, un predicatore stanco, incompreso e odiato”. Sul “momento di grazia” che è il Giubileo della speranza indetto da Papa Francesco, il vescovo ha evidenziato che “il nostro sguardo volge alla speranza di un mondo nuovo, senza guerre ed ingiustizie. In cammino verso la fraternità. Nella globalizzazione della solidarietà. Ogni uomo e ogni donna di questo nostro tempo, se non vuole restare inerte ad aspettare che il bene, la pace, la fraternità arrivino da soli, deve diventare pellegrino di speranza come discepolo del Risorto”.

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