Domenica delle Palme: mons. Boccardo (Spoleto) ai detenuti, “tutti abbiamo zone di ombra, l’ultima parola è sempre quella della misericordia e della riconciliazione”

“Tutti abbiamo delle zone di ombra e abbiamo attraversato momenti di distrazione che ci hanno portato anche a fare del male. La parola del giudizio e della condanna, però, è la penultima: l’ultima è sempre quella della misericordia e della riconciliazione. Certo, portiamo il peso degli errori fatti, ma Gesù riaccende in noi la speranza ed essere con lui vuol dire avere la vita piena. Questo non ripaga il debito che ciascuno di noi si è assunto nei confronti della società, ma allo stesso Gesù ci dice: guarda avanti, il bene è ancora possibile, oggi sarai con me”. Lo ha affermato sabato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, presiedendo la messa nella vigilia della Domenica delle Palme nel carcere di Spoleto. La celebrazione è stata animata dai Cantori di Cannaiola di Trevi, diretti da Mauro Presazzi. “Nella passione di Gesù – ha detto il presule nell’omelia – intervengono tanti personaggi che entrano in relazione con il condannato. Possiamo riconoscerci in essi: ognuno di noi, infatti, porta dentro sentimenti contrastanti e ha atteggiamenti di compassione e poi attitudini di violenza e cattiveria nei confronti di chi ci sta vicino. In questa casa, mi piace in modo particolare fissare l’attenzione sul buon ladrone, che era un malfattore. Condividendo la stessa pena di Gesù, che era innocente, si rende conto del male commesso e gli dice: ‘Ricordati di me’. Ha voluto mettere nelle mani di Cristo tutta la sua vita fatta di luci e ombre, di errori gravi per i quali era punito. Gesù non gli dice hai sbagliato, non lo rimprovera. Gli dice solo: ‘Oggi sarai con me’”.
Ieri, nel pontificale che ha presieduto in duomo, mons. Boccardo si è soffermato sull’ultima parola di Gesù sulla croce: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46). “La diciamo – ha sottolineato – per tutti coloro che portano nel cuore una fatica, una sofferenza, una malattia, un dolore, una separazione, una lontananza”. “Ognuno di noi, nelle nostre famiglie, vive qualcuna di queste situazioni. Al contrario di quanto vediamo nelle trasmissioni televisive: lì non sono previsti il dolore, la fatica, la sofferenza, e ancor meno la vecchiaia!”, ha commentato, aggiungendo: “Questa parola è quella della fiducia radicale di Gesù. È, per noi, la parola di consegna di sé stessi a Dio, nella fatica, nella sofferenza, a volte nella disperazione”. “La Settimana Santa – ha concluso mons. Boccardo – ci invita a deporre tutta la nostra sofferenza nel cuore del Signore, per ascoltare da lui quella parola semplice, ma forse la più profonda di tutta la nostra vita e di tutto il nostro linguaggio: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito!’”.

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