Nicaragua: folla alle celebrazioni della Domenica delle Palme, senza processioni per assedio e intimidazioni della polizia. Un sacerdote nell’anonimato, “avremo presto la nostra domenica di Pasqua”

Nonostante il vero e proprio assedio di polizia, preceduto da precise intimidazioni messe in atto dal regime di Daniel Ortega e Rosario Murillo, i nicaraguensi si sono recati numerosi in chiesa, in occasione della Domenica delle Palme, per le celebrazioni che hanno aperto la Settimana Santa. Come è noto, per il terzo anno consecutivo sono state vietate le processioni.
“Qui stiamo pregando per il nostro Paese. Dio ascolta le preghiere silenziose”, ha detto un fedele di Managua, in forma anonima al sito indipendente Despacho 505. Un sacerdote dell’arcidiocesi di Managua, vicino al card. Leopoldo Brenes, sempre in forma anonima, ha dichiarato allo stesso sito web: “Tutta la liturgia della Settimana Santa ha lo stesso significato. Gesù è al fianco del popolo ed è lo stesso Gesù che denuncia sempre l’ingiustizia nonostante sia stato sottoposto a un processo politico che lo ha portato alla morte, ma la morte di Gesù non è la fine, alla fine è risorto ed è sempre al fianco del popolo con i suoi insegnamenti”. Per il sacerdote, “Dio non ha dimenticato il suo popolo, né il Nicaragua. Questa Settimana Santa ci ricorda che tutto è temporaneo. In tre giorni Gesù è stato crocifisso, è morto ed è stato sepolto, ma alla fine è risorto e ha vinto il male. Abbiamo fiducia che in Nicaragua avremo presto la nostra domenica di Pasqua”.
A Managua, durante l’intera attività, le pertinenze della cattedrale sono state discretamente sorvegliate da agenti di polizia. Tuttavia, la cerimonia si è svolta in modo ordinato. Questo, però, avviene in seguito a precise minacce. “Ci dicono che se usciamo in processione durante la Settimana Santa, ci metteranno in prigione”, ha detto un altro sacerdote a Desapcho 505 dopo aver ricevuto la visita del capo della polizia del distretto a cui appartiene la sua parrocchia. Il sacerdote ha spiegato che le autorità stanno usando una tattica familiare: presentarsi in modo apparentemente amichevole, con saluti e offerte di aiuto, e poi rendere chiara la minaccia. “Vengono in uniforme, a volte in veicoli con targhe civili, per non allarmare i parrocchiani, ma il messaggio è chiaro: non si esce per strada”.

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