Società e cultura: p. Cucci, “la ricerca spasmodica del piacere non porta a vita piena ma crea un deserto di solitudine”

“L’epoca moderna presenta una grande differenza rispetto al passato nella maniera di considerare la felicità. Per gli antichi, e anche nel cristianesimo, essa era il premio dell’uomo virtuoso, strettamente connessa all’agire buono, frutto di fatica ed educazione. Inoltre, era legata a una dimensione religiosa, era un dono di Dio. Nell’epoca moderna, la felicità tende a diventare sinonimo di emozione, di un soggettivo ‘sentirsi bene’, un sentire che può essere reso possibile non tanto da una condotta buona (che anzi presenta non di rado smentite), ma da un calcolo, da una tecnica, da sostanze in grado di suscitare sensazioni di benessere”. Lo afferma p. Giovanni Cucci, scrittore de La Civiltà Cattolica, nel quaderno n. 4.171 in uscita sabato 6 aprile e come di consueto anticipato al Sir.  “In tale differente modo di concepire la vita – osserva Cucci -, la felicità si appiattisce sul livello orizzontale, empirico, si concretizza in una forma più precisa, ma anche più
riduttiva”. Dopo avere analizzato le diverse accezioni e prospettive del piacere, il gesuita avverte: “Il principio del piacere come criterio esclusivo del vivere non conduce a una vita piena, ma alla distruzione di sé” perché “porta a smarrire ogni tipo di valore e legame che richieda il sacrificio di sé o la condivisione della propria fragilità, creando alla fine un deserto di solitudine, e alimentando quel disagio di vivere che la ricerca spasmodica del piacere vorrebbe contrastare”.
Come sosteneva Aristotele, il piacere “non è mai fine a sé stesso. Per questo solo l’uomo saggio può conoscere il piacere autentico, frutto dell’armonia interiore tra ragione e desiderio”. “Contrariamente all’assunto della modernità – la tesi di Cucci -, la fatica e il sacrificio non smentiscono il piacere autentico, legato alla soddisfazione di aver compiuto un’opera buona”. “Un’avvertenza preziosa – conclude -, capace di rendere ragione di situazioni della vita non certamente piacevoli, ma che, misteriosamente, nella prospettiva cristiana sono fonte di gioia”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Mondo