Sanità: Petralia (Fiaso), “4 milioni di italiani non hanno soldi per curarsi, 2 milioni si indebitano per ricevere cure. Servono risorse economiche e umane”

“Quattro milioni di italiani non hanno soldi per curarsi, due milioni si indebitano per ricevere le cure. Questo è oggi il limite di un sistema sanitario che vuole essere universalistico ma che, in realtà, non riesce ad esserlo del tutto. Abbiamo bisogno di dare ulteriori risposte a livello nazionale e regionale. E al nostro sistema sanitario per farlo occorrono risorse economiche e umane”. A dirlo è Paolo Petralia, direttore generale Asl 4 Liguria e vicepresidente Fiaso, intervenendo al “Cracking cancer forum 2024” in corso a Genova, evento organizzato da Koncept.
“Emerge come la sostenibilità del sistema sanitario nazionale non sia soltanto una priorità generale, ma richieda il concorso di tutti. Dobbiamo essere tutti insieme costruttori di salute: ciascuno di noi, nella propria responsabilità specifica, deve contribuire a dare una risposta concreta, operativa, sostenibile – dichiara Petralia –. Il paziente al centro non deve essere soltanto uno slogan. Dobbiamo certamente cercare di costruire sistemi che siano orientati al valore, all’appropriatezza, all’efficacia. C’è, però, anche bisogno di operatori, che devono essere in numero adeguato, pagati dignitosamente e formati correttamente”.
“E’ stato bloccato il fondo per l’antisismica. Tutte le regioni si sono mosse all’unisono per chiedere il ripristino di quei finanziamenti, perché è pur vero che i risultati del loro impiego non sono tangibili esplicitamente nell’immediatezza, ma realizzano quelle condizioni di sicurezza di cui tutti abbiamo bisogno, soprattutto in strutture come gli ospedali – sottolinea ancora Petralia –. Si parla come soluzione di una possibile riallocazione dei fondi dell’edilizia ospedaliera, il cosiddetto ‘articolo 20’. Attendiamo di sapere se saranno disponibili fondi specifici – quelli che erano previsti con il Pnrr e con il piano nazionale per gli investimenti complementari –, o se invece verranno convertiti una parte di quelli dall’edilizia ospedaliera. Le aziende sanitarie – conclude – hanno buona parte dei progetti pronti, servirebbe una risposta a breve”.

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