Nuove tecnologie: Bennato (Università Catania), “la loro pervasività ha ridotto la differenza tra reale e virtuale, anche nella sessualità”

“La pervasività della tecnologia ha ridotto la differenza tra reale e virtuale, anche nella sessualità”. Lo ha affermato Davide Bennato, docente di Sociologia dei media digitali presso l’Università di Catania, intervenendo all’incontro su “Virtuale e immersivo: quale futuro ci attende?” promosso oggi, a Roma, dal Copercom.
Il professore ha offerto ai presenti una panoramica sulle nuove forme di interazione sessuale nate nei contesti delle realtà virtuali e attraverso le intelligenze artificiali. Bennato ha parlato di “digital sex”, una forma di interazione con partner prodotti dall’intelligenza artificiale, le “virtual sex-influencer” che rispondono a tutte le caratteristiche attese da uno sguardo sessualmente desiderante maschile. Gli esempi riportati sono quelli di Sofia Milla, “24-years old virtual girl living in Helsinky”, con tanto di profilo Instagram con migliaia di follower, e di “Cl4udIA”, creata su Reddit per scherzo da due studenti americani. Il docente si è poi soffermato sul “syntetic sex”, relazione sessuale con un oggetto estremamente evoluto, capace di dare risposte pienamente pertinenti alle sollecitazioni al punto da poter attribuire loro un’intelligenza umana avanzata. In questo contesto, ha spiegato Bennato, nel 2018 nasceva a Torino una casa di appuntamenti popolata da bambole iperrealistiche, chiusa un anno dopo, mentre a Modena c’è stato il tentativo mai attuato di aprirne una. Infine, il professore si è soffermato sul “virtual sex”, che sulla scorta del metaverso potrebbe essere definito “metasesso”: una realtà immersiva, fatta di avatar. Anche in questo contesto, le app di intelligenza artificiale (di solito a pagamento) creano persone immaginarie corrispondenti ai canoni richiesti dall’utente. “Il rischio – ha osservato – è l’emulazione che nasce nei confronti dei propri avatar: la partecipazione emotiva è tale che si rischia di vivere un possibile abuso virtuale come uno stupro reale”. Bennato ha invitato i presenti a riflettere su alcune questioni: come normare queste violenze sessuali senza contatti fisici che la giurisprudenza classica non contempla? Come inquadrare quel caso, accaduto ormai 30 anni fa in cui, in un gruppo virtuale, un componente assunse l’identità di un altro (una sorta di clonazione) e, alla presenza di tutto il gruppo, iniziò a porgere avances e poi battute sessuali molto più spinte, infine – sempre lui – anche a rispondersi, mentre l’altro, privo di ogni possibilità di difendersi, si sentì denudato della sua di dignità?

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