Nicea tra Oriente e Occidente: Prinzivalli (Un. Sapienza), “l’innovazione di Costantino sta nella partecipazione attiva ai lavori”

“L’innovazione di Costantino sta nella partecipazione attiva ai lavori di Nicea”. Così Emanuela Prinzivalli, professore emerito della Università “La Sapienza” di Roma, durante il convegno in corso a Bari sul Concilio del 325. In particolare, la docente si è soffermata sul tema “Nicea tra politica imperiale e legislazione canonica ecclesiale”. “Sulle due questioni che considero principali – ha continuato – quella dottrinale e quella sulle celebrazioni pasquali, non possono esserci dubbi: egli fu presente e indirizzò i lavori”. “La convocazione del Concilio è stata molto studiata sia sui motivi iniziali sia su chi abbia avuto per primo l’idea del Concilio. Concordo sul fatto che non ci sarebbe stata una virulenza sul conflitto ariano, se non ci fosse stato lo scisma meleziano. Mi sento di dire che la controversia teologica ebbe un peso decisivo nelle preoccupazioni di Costantino, il quale fu chiamato in causa dalla crisi donatista. L’imperatore aveva applicato nella vicenda una postura che gli derivava dal diritto romano: l’ascolto di entrambe le parti”. Secondo la docente, “l’intervento di Costantino a Nicea non fu risolutivo perché impresse un andamento affrettato a un processo che richiedeva tempi lunghi, tuttavia nessuno degli attori in ballo lo considerò fuori posto perché egli e non altri era il capo di tutte le chiese”. Nella lettera, in particolare, che Costantino indirizzò ad Alessandro ed Ario, “credo – ha sottolineato la professoressa – sia stata sottostimata dagli studiosi l’interpretazione della parte del conflitto teologico”. L’imperatore, da uomo colto, fece uso della retorica per condurre i contendenti alla minimizzazione delle ragioni. “Una volta constatata la impossibilità di arrivare a un accordo, Costantino cercò un ‘ecumenismo forzato’ facendo pesare la sua autorità per rendere più forte la parte maggioritaria”.

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