Primo Maggio: don Momigli (Firenze), “investire sui giovani”. 11 maggio incontro su giovani e lavoro

Il Primo Maggio “è sempre una preziosa occasione per verificare se e quanto si sta facendo per superare le inique disuguaglianze, per affermare uno sviluppo sempre più sostenibile, per affrontare la mancanza e, nello stesso tempo, l’eccedenza di lavoro, il rispetto dei diritti e delle tutele per chi lavora. Questioni che sono rese più pesanti dai postumi di una pandemia non ancora superata, da guerre di cui non si intravede la fine, dal dramma dei profughi che fuggono verso la libertà trovando troppo spesso la morte, da una crisi climatica dagli effetti sempre più evidenti”. A scriverlo è don Giovanni Momigli, direttore dell’Ufficio Problemi Sociali e Lavoro dell’Arcidiocesi di Firenze in occasione della Festa del Lavoro. “È necessario – si legge nel testo – integrare la dimensione economica con quella sociale e antropologica, per non ridurre l’integralità dell’esperienza lavorativa ad occupazione, per rivisitare il senso stesso del lavoro, nella vita personale e sociale, e per valorizzare il lavoro e togliere alla rendita una centralità impropria e nociva”. Prioritario per il direttore è chiedersi “quanto e come la nostra società, le nostre istituzioni, le nostre comunità investono per dare prospettive di presente e di futuro ai giovani e su come ci si pone di fronte al preoccupante numero di giovani che non studiano né lavorano (Neet), quelli che finiscono nelle reti della criminalità, del gioco d’azzardo, del lavoro nero e sfruttato, del mondo della droga e dell’alcolismo”. Ed è proprio al rapporto tra giovani e lavoro che, annuncia don Momigli, l’Ufficio Problemi Sociali e Lavoro della diocesi, promuove una specifica iniziativa di approfondimento, in sinergia con il Centro diocesano di Pastorale Giovanile e Giovani Sì della Regione Toscana, per giovedì 11 maggio, alle ore 17.00, nella Sala Pegaso della Giunta Regionale. “In questo tempo sinodale che come Chiesa stiamo vivendo, riteniamo necessario e urgente riflettere insieme ai giovani, dando loro voce, per far sì che le loro sensibilità, le loro domande, le loro energie e le loro esperienze stimolino davvero il cammino di tutti. Sono indispensabili visioni, interazioni e protagonismi nuovi per riflettere più adeguatamente sulle trasformazioni in atto, affinché le nostre letture e i nostri interventi non siano sempre un passo indietro alla realtà. Visioni e interazioni nuove sono pure indispensabili per creare una responsabile e proficua alleanza intergenerazionale e promuovere anche nel mondo del lavoro il primato della persona e del bene comune”.

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