Diocesi: Lamezia Terme, mons. Parisi in visita ai malati dell’ospedale cittadino  

(Foto diocesi)

“La cura dell’ammalato non è solo un fatto tecnico, una somministrazione di farmaci importante e decisiva, ma è il contatto umano con il malato, è cura che abbraccia il paziente e lo sorregge”. Lo ha detto il vescovo, mons. Serafino Parisi, durante la messa presieduta oggi in Ospedale a Lamezia Terme in occasione della “XXXI Giornata mondiale dell’ammalato”. Consolare per il vescovo significa “stare con chi è solo. Quella presenza, quella compagnia quando si è da soli, ammalati, è il segno di una civiltà dell’uomo che sa farsi vicino a chi in quel momento è nella debolezza, stando accanto all’ammalato, abitando la sua malattia”. Consolare, quindi, è stare accanto a chi soffre, come “Dio lo fa con noi, facendoci sentire la sua compagnia”, è “tenere compagnia a Dio stesso nella carne del malato. Il segno migliore della cura – ha aggiunto il Vescovo che ha colto l’occasione per ringraziare medici, infermieri, operatori sanitari, volontari per tutto ciò che fanno quotidianamente per chi soffre – è fare sentire a chi è ammalato che non è da solo ed anche, per chi è alla fine, che la sua storia continua. E questa è una grande consolazione. La cura per chi è debole – ha concluso mons. Parisi -, indica che dentro l’umanità c’è già la possibilità di risolvere il problema dell’altro, c’è una compensazione tra la debolezza e la forza”. Prima della messa il presule ha voluto fare visita in alcuni reparti del Nosocomio per incontrare gli ammalati e per “pregare insieme”.

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