Sud Sudan: don Carraro (Cuamm), “i dieci nuovi laureati in ostetricia sono segni della speranza che non si arrende”

“Mother and baby, our priority!”. Questo, racconta oggi don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm, “è il ritornello che hanno cantato, ballato, su cui hanno giurato i dieci nuovi laureati in ostetricia la settimana scorsa, nella Scuola dell’ospedale di Lui in Sud Sudan. Otto giovani uomini e due donne. Hanno occhi luminosi, sguardi carichi di tenacia e determinazione. Sono loro a spingerci verso il futuro. Uno mi diceva: ‘Sono pronto a servire la mia comunità in qualsiasi posto, dove ci sarà bisogno’. È una rivoluzione, per il Sud Sudan! Sentir parlare di servizio, di comunità, di voler rispondere ai bisogni dei più poveri. Le rivoluzioni vere nascono dal lavoro tenace, dal seminare ‘giorno dopo giorno’, in mezzo a fatiche, sacrifici e a tanto duro impegno. Prima della cerimonia, il corteo dei laureandi si è diretto per le strade di Lui, per rendere partecipe la comunità della festa. Ai lati della strada i bambini armati di zappa, guardavano estasiati i ragazzi in tunica: negli occhi il sogno di passare dalle armi, alle zappe (pur preziosissime) per arrivare ai libri!”
Ricordando che la festa si è svolta nel cortile dell’Istituto di Scienze sanitarie di Lui, don Carraro rivolge un ringraziamento alle tutor Rehema, Giuly, Penina. “Tre ostetriche ugandesi, con esperienza, che hanno risposto ‘sì’ alla chiamata del Cuamm di spostarsi in un Paese vicino al loro, più bisognoso e in grave difficoltà come il Sud Sudan. È l’Africa che aiuta l’Africa”.
Per don Dante, “i neo-diplomati sono il segno della speranza che non si arrende, che resiste pur dentro a contesti difficili che ti mettono alla prova: la crisi istituzionale che attanaglia il Sud Sudan, ancora alla ricerca di pace; la siccità che inaridisce il suolo; la guerra in Ucraina che fa aumentare vertiginosamente i prezzi dei generi di prima necessità, oltre che il gas e il petrolio. È una guerra nascosta, che nessuno racconta e sembra non esistere e invece sta impattando in modo duro, specie sulle fasce più fragili. In questo ultimo periodo la situazione è diventata drammatica. Il Paese è in ginocchio e il governo non riesce a pagare i salari del personale sanitario e a garantire i farmaci”.
“Il Cuamm e ciascuno di noi sente forte il ‘dovere’ di essere al fianco di queste situazioni, continuare ad esserci, artigiani di bene, umili e ostinati, vicini ai più poveri, grazie all’aiuto di tutti! Ne abbiamo bisogno”, conclude il direttore del Cuamm, ricordando l’appuntamento di sabato 19 novembre a Roma: “Vogliamo portare la nostra vita e quella dell’Africa da Papa Francesco e con lui riprendere forza nel cammino!”.

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