Scarp de’ tenis: nel nuovo numero il caporalato nelle regioni del Nord Italia

Il nuovo numero della rivista di strada “Scarp de’ tenis”, promossa da Caritas Italiana e Caritas Ambrosiana, è in vendita online su www.social-shop.it e da sabato lo sarà in strada e davanti alle parrocchie. In copertina spicca l’inchiesta sul caporalato nel Nord Italia. “Un viaggio nei luoghi dove la manodopera, per lo più straniera, è sfruttata. E dove il caporalato è un fenomeno radicato e difficile da estirpare”, spiega la redazione.
All’interno del giornale altre storie: un reportage da New York, con un focus sulla situazione delle persone senza dimora; Ciclochard, l’officina per le biciclette che dà lavoro agli homeless; Andrea Bianco, lo scultore cieco; la boomforest, la foresta urbana, voluta dai ragazzi della parrocchia di Binasco.
Nell’editoriale il direttore, Stefano Lampertico, scrive: “Edmond è un agricoltore esperto. Fa questo mestiere da tanti anni, sa potare e curare le piante. Un giorno, posizionando alcune reti, e lavorando senza misure di sicurezza, è caduto. Succede spesso, in situazioni come questa, che il datore di lavoro o qualche amico, ti suggerisca di non andare in ospedale, per evitare che vengano alla luce tutele non garantite, condizioni di sfruttamento. Edmond così ha passato la notte nel cascinale, in una stanza condivisa con una decina di persone”. La mattina successiva “si è presentato al Presidio della Caritas per denunciare quanto accaduto. Con una scapola rotta, il rischio di lesioni più gravi e dopo aver percorso, in quelle condizioni, undici chilometri in bicicletta. Siamo a Saluzzo. Nord Italia. Qui per la prima volta una sentenza del Tribunale di Cuneo ha sancito una condanna per caporalato”.
Edmond è uno di questi uomini, lavoratori sfruttati. “Un lavoro duro, pagato 5 euro l’ora e con la metà delle ore contrattualizzate”. Nel dossier si raccontano i caporali del Nord Italia: “Un fenomeno che in molti immaginano presente solo nel Sud del Paese, nella capitanata, in Calabria o nella terra dei fuochi”.

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