Corridoi umanitari: Impagliazzo (Comunità Sant’Egidio), “abbiamo liberato 95 persone dai campi di schiavitù che ci sono in Libia”

foto SIR/Marco Calvarese

“Abbiamo liberato 95 persone dai campi di schiavitù che ci sono in Libia. Persone che hanno subito sofferenze tremende nella loro vita, che portano i segni di tortura, della sofferenza umana la perdita di congiunti nelle traversate del Mediterraneo. Persone che sono state più volte respinte dalla Guardia costiera libica”. Sono le parole di Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, intervenuto questa mattina nella Sala conferenze della Comunità di Sant’Egidio nel quartiere Trastevere di Roma, alla conferenza stampa di benvenuto ai 95 profughi provenienti dai campi di detenzione della Libia, dove sono stati vittime di torture e altri gravi maltrattamenti, giunti ieri a Fiumicino grazie al sistema dei corridoi umanitari, resi possibili da un protocollo firmato dai ministeri dell’Interno e degli Esteri, Unhcr, Comunità di Sant’Egidio, Fcei e Tavola Valdese. “I corridoi umanitari manifestano una preoccupazione nuova: che ci siano vie legali per evitare tragedie come quelle di Melilla e del Texas. Se non si apriranno nuove vie legali, saremo costretti ad assistere impotenti a troppa sofferenza”, prosegue Impagliazzo che sottolinea l’importanza dei corridoi umanitari per liberare dalla sofferenza il più alto numero di persone possibile. “I corridoi umanitari sono un modello ma dalla Libia è tutto un po’ più complicato, perché lavorano tanto i trafficanti di esseri umani che non amano rilasciare chi hanno incarcerato”, aggiunge il presidente di Sant’Egidio che riconosce l’importanza del lavoro corale portato avanti con Unhcr, le Chiese evangeliche e Medici senza frontiere: “C’è bisogno di tanta collaborazione e, soprattutto, del Governo italiano che ha messo a disposizione immediatamente i visti per queste persone”.

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