Messa crismale: mons. Perego (Ferrara-Comacchio), no a “formalismo, intellettualismo e immobilismo”

“Le nostre mani sono consacrate non per essere separati, per allontanare, ma per abbracciare, avvicinare, consolare”. Lo ha detto mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, nell’omelia della Messa crismale di ieri. “Il cammino insieme, il cammino sinodale che stiamo vivendo nel suo primo tempo di ascolto, di narrazione vuole renderci consapevoli della presenza dello Spirito nella vita della Chiesa – che è Spirito di amore, di giustizia, di consolazione – la cui presenza assicura il nostro cammino, ma anche lo dirige su strade nuove”, ha proseguito il vescovo: “Nega l’azione dello Spirito chi non agisce in comunione con la Chiesa e cammina da solo. Nega l’azione dello Spirito chi ritiene la consacrazione come un dono esclusivo che separa e non aiuta l’incontro, che giudica e non consola, che maledice e non perdona, che divide e non unisce”. “Nega l’azione dello Spirito chi non aiuta a costruire una fraternità di cui il mondo di oggi ha urgente bisogno”, ha affermato Perego citando quanto scritto dal card. Grech, segretario generale del Sinodo, nella lettera indirizzata ai sacerdoti, il 19 marzo scorso. Nega, infine,  l’azione dello Spirito chi alimenta i tre rischi evidenziati da Papa Francesco: “il formalismo, che riduce il Sinodo a uno slogan vuoto, l’intellettualismo, che fa del Sinodo una riflessione teorica sui problemi e l’immobilismo, che ci inchioda alla sicurezza delle nostre abitudini perché nulla cambi”.

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