Francia: video TikTok su omosessualità e Chiesa. Conferenza episcopale e diocesi, “popolarità di certi post non significa che siano giusti”

Bufera in Francia per un video postato da un prete su TikTok in cui rispondendo ad una domanda, prende posizione sull’omosessualità. Il video è stato postato la scorsa settimana da “PèreMatthieu”, sacerdote molto seguito su TikTok. “Si può essere gay ed essere ancora cristiani?”, chiede un follower di p. Matthieu. Accompagnato da un sottofondo musicale e davanti alla telecamera, il giovane sacerdote si esprime liberamente, rilanciando un’altra domanda: “Essere omosessuale o praticare l’omosessualità è peccato?”. “Sinceramente no”, risponde, per poi passare in rassegna brevemente vari riferimenti all’argomento nell’Antico Testamento o nelle lettere di Paolo, e menzionare le difficoltà nella traduzione di alcuni termini greci. “Non è scritto da nessuna parte, né nella Bibbia, né nel Catechismo della Chiesa Cattolica, che praticare l’omosessualità sia un peccato”, afferma per poi aggiungere: “Dio, che è amore, potrebbe tenere rancore verso due persone dello stesso sesso che si sono amate per tutta la vita, che si sono prese cura l’una dell’altra con fedeltà, sincerità e perdono?”. Il clamore suscitato dal video ha spinto la diocesi di Sens e Auxerre – a cui fa riferimento il sacerdote – a pubblicare un comunicato. Molti sacerdoti – si legge nel comunicato – ha risposto in questi anni alla chiamata di papa Benedetto XVI ad essere presenti nel mondo social per portare il messaggio evangelico ed abitare il “continente digitale”. Secondo quanto riporta il quotidiano cattolico La Croix, in Francia oggi sono una decina i sacerdoti che pubblicano regolarmente video su TikTok, con il desiderio di raggiungere i giovani lontani dalla Chiesa. Padre Matthieu Jasseron è il più popolare con oltre 600.000 followers. La diocesi, a questo punto, fa una precisazione: “Come molti sacerdoti, padre Jasseron si esprime a titolo personale, senza aver ricevuto una missione particolare”. L’impatto però che questi interventi social hanno sul pubblico, richiede che i sacerdoti presenti in questi ambito possano “beneficiare di una più ampia competenza per poter coinvolgere la Chiesa”. Venerdì scorso, anche la Conferenza episcopale francese è intervenuta con un twitter, in risposta alla vicenda: “La Cef disapprova alcuni video che snaturano il messaggio della Chiese e mette in guardia sul fatto che il loro successo di audience non significa che siano giusti”. La diocesi di p. Matthieu ricorda che il Servizio nazionale per l’evangelizzazione dei giovani e le vocazioni della Cef ha recentemente costituito un gruppo di lavoro con sacerdoti che sviluppano “una presenza pastorale in Internet”. Interpellato dal quotidiano La Croix, il direttore padre Vincent Breynaert ha spiegato: “Certi sacerdoti riescono indubbiamente a fare breccia nello schermo, ma devono essere accompagnati, in particolare per non perdere eccessivamente la testa inseguendo la popolarità o, al contrario, per non essere lasciati soli in caso di errore”.

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