Papa in Iraq: padre Patton (custode), “colpito dal coraggio della fede del Pontefice”

“Un viaggio coraggioso e profetico. Abbiamo seguito e accompagnato il Papa con la preghiera, sin dal primo giorno, offrendo messe e digiuni. Le parole e i gesti del Pontefice sono arrivati anche a noi che non eravamo in Iraq”: al termine dello storico viaggio di Papa Francesco, il primo di un Pontefice nella terra di Abramo, a parlare da Gerusalemme è padre Francesco Patton, custode di Terra Santa. “Personalmente mi ha molto colpito ‘il coraggio della fede’ che Papa Francesco ha manifestato durante tutto il suo viaggio –  dichiara al Sir  il custode -. Anche da Gerusalemme abbiamo visto e toccato con mano una fede che va al di là di ogni umana fiducia, una ‘spes contra spem’, una speranza che va contro ogni speranza per dirla con san Paolo”. Per Padre Patton quella del Pontefice “è la fede di chi non teme di mettersi in gioco e di mettere in gioco anche la propria vita in un momento in cui il mondo sembra imprigionato dalla paura”. E spiega: “Il Papa non si fa intimorire né dalla pandemia, né dalle guerre, né da difficoltà logistiche. Questa sua fede sostiene e dona conforto a tutto l’Iraq e il Medio Oriente. Il messaggio è quello di non essere annunciatori in pantofole”. La risposta degli iracheni è stata significativa: “Mi ha colpito molto la festa che il Papa ha ricevuto da tantissimi cristiani che avevano un grande desiderio di vederlo e accoglierlo”. La gioia degli iracheni, per il religioso, è come “la perfetta letizia francescana che non è la gioia della persona che vive in una condizione in cui tutto va bene, ma la gioia di chi si sente unito a Cristo anche nelle situazioni più disperate”. Circa la visita di cortesia al grande ayatollah Al-Sistani, una delle tappe più attese del viaggio, padre Patton parla di “gesti semplici, forieri di dialogo. Non ci sono state firme di documenti ma un semplice gesto di incontro tra due anziani leader religiosi capaci di dare un orientamento al mondo invocando dialogo e comprensione tra le fedi e sottolineando l’importanza dell’amicizia tra le comunità religiose”. Il viaggio di Papa Francesco, è la convinzione del custode, “lascia un grande messaggio di speranza” non solo a una comunità cristiana irachena decimata a causa delle guerre, ma anche a “tutto il Medio Oriente cristiano. “Come Custodia di Terra Santa preghiamo e speriamo che le parole di Papa Francesco possano raggiungere e toccare, come rivolte anche a loro, i nostri fratelli che vivono in Siria e negli altri Paesi dove ci sono tensioni e violenze”. La preghiera del custode è che “i cristiani della Siria possano aver toccato, come l’emorroissa del Vangelo, il lembo del mantello di Cristo che in Iraq si è fatto presente attraverso Papa Francesco e che possano, così, sentirsi confortati e sostenuti nella speranza e nella carità che è l’amore gratuito che riconcilia e perdona. Spero che il Papa possa portare questo spirito di consolazione anche ai cristiani in Siria”.

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