Comunicazione digitale: mons. Viganò, “sì a Chiesa che abita la Rete ma le comunità cristiane tornino a ritrovarsi intorno all’Eucaristia”

La Chiesa deve usare i social? La Rete è uno strumento neutrale? Su queste e altre domande si sono interrogati oggi pomeriggio i relatori di un webinar, organizzato dal Centro studi Amore Misericordioso, dal titolo “Dare forma alla vita: misericordia e miserie nella rete”. Riguardo alla presenza della Chiesa nella Rete, mons. Dario Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, osserva: “C’è grande passione per il Vangelo quando i giovani preti inventano un modo di incontrare le persone sui social. È importante abitare questo luogo ma spero che le comunità cristiane tornino a ritrovarsi intorno all’Eucaristia. La salvezza probabilmente non la troviamo in Rete, ma proviene da Dio”. Sulla neutralità degli strumenti di comunicazione digitale, Viganò ricorda come il Papa nella “Laudato si’” abbia detto che i media non sono neutri. Ma è soprattutto nella “Fratelli tutti” che, secondo il vice cancelliere della Pontificia Accademia, il Pontefice parla in particolare dei rischi dell’era digitale: “C’è una visione molto disincantata. Ci sono degli ostacoli alla fraternità universale che Papa Francesco esibisce come riflessione: lo sgretolarsi degli spazi individuali, l’ossessione dei social e la dipendenza”. Viganò si sofferma poi sul periodo contrassegnato dal distanziamento sociale: “Oggi viviamo una situazione paradossale in cui una distanza sicura è una distanza fisica. È importante porre attenzione a come ci sia una narrazione delle possibilità relazionali della Rete e non abdicare alla fatica delle relazioni. Difatti il ruolo della relazione è la prossimità. Non immaginare la Rete come la panacea di tutte le relazioni”. Sull’ossessione, Viganò ricorda l’enciclica di Francesco: “La connessione digitale non è in grado di unire l’umanità. Alla pandemia sociale corrisponde una pandemia socio-comunicativa. Il mantra che abbiamo seguito finora è: se vogliamo sopravvivere dobbiamo essere competitivi e quindi connessi. Questo provoca uno stress di attenzione e riduzione delle attività umane”.

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