Diocesi: card. Betori (Firenze), appello “a vaccinarsi come atto di amore verso gli altri, oltre che di oggettiva difesa dalle conseguenze più gravi per la salute personale”

Un “rinnovato” appello a vaccinarsi “come atto di amore verso gli altri, oltre che di oggettiva difesa dalle conseguenze più gravi per la salute personale”: a lanciarlo questa sera, dalla Cattedrale di Santa Maria del Fiore, a Firenze, il cardinale arcivescovo del capoluogo toscano, Giuseppe Betori. Nel suo discorso di fine anno il porporato ha tracciato un bilancio “dell’ormai lunga vicenda della pandemia di cui non si intravede ancora la fine. Il virus muta, le precauzioni variano con esso, ma non cessano di limitare le nostre relazioni e la vita sociale, minacciando la tenuta dell’economia e quindi le prospettive del lavoro, la serenità delle famiglie, le condizioni dei più poveri. Sono lontani i tempi dell’ottimismo, ma purtroppo stanno erodendosi anche quelli della solidarietà, con l’insinuarsi di comportamenti egoistici, che minano la responsabilità e quindi il bene di tutti”. Il cardinale ha invitato a “reagire a un clima di rassegnazione, di sfiducia, perfino di angoscia che si sta insinuando nella cultura diffusa e a lasciarsi guidare dalla speranza. La speranza è altra cosa rispetto all’ottimismo. È uno sguardo nuovo sul mondo a partire da un valido fondamento. Il fondamento è il mistero che celebriamo in questi giorni: l’amore di Dio per l’umanità, tale da fare del Figlio suo un uomo. Ci attende un tempo di speranza, ben fondata perché Dio non si dimentica di noi. Ci attende un tempo di responsabile solidarietà perché nella tempesta ci si salva solo insieme”. “Sono prospettive decisive non solo in rapporto alla pandemia, ma anche al preoccupante calo demografico che affligge il nostro paese e che si lega anch’esso a una paura, quella della vita e della sua responsabilità, aggravata dalla scarsa considerazione che cultura diffusa e scelte legislative concedono alla famiglia e alla generazione dei figli, tutto a vantaggio dell’individualismo egocentrico, concentrato sui diritti e dimentico dei doveri e delle relazioni. È una paura da sconfiggere con la speranza e il coraggio che ne nasce. È il coraggio – ha concluso – di Maria e Giuseppe nell’accogliere il grande mistero della vita del Bambino Gesù”.

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