Nucleare: mons. Carboni (Oristano e Ales-Terralba), “sono ben altri gli investimenti che dovrebbero essere messi in atto nei nostri territori”

Ferma posizione delle Chiese di Oristano e Ales-Terralba contro l’inserimento della Sardegna nella Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) alla localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Si tratta di 14 zone in territorio di Oristano e del Sud Sardegna (29 comuni interessati) che fanno parte dell’arcidiocesi di Oristano (4) e Ales-Terralba (10), altri 8 comuni rientrano nel territorio della diocesi di Cagliari.
“Nel messaggio per la Giornata mondiale della pace appena celebrata Papa Francesco ci ha ricordato – dice l’arcivescovo Roberto Carboni, arcivescovo di Oristano e amministratore apostolico di Ales-Terralba – che ‘i nostri piani e sforzi devono sempre tenere conto degli effetti sull’intera famiglia umana, ponderando le conseguenze per il momento presente e per le generazioni future’. E ancora: ‘La cultura della cura, quale impegno comune, solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, quale disposizione a interessarsi, a prestare attenzione, alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all’accoglienza reciproca, costituisce una via privilegiata per la costruzione della pace’”.
“Non possiamo non notare – osserva mons. Carboni – che sono ben altri gli investimenti che dovrebbero essere messi in atto nei nostri territori, largamente spopolati anche a causa dell’assenza di incisive politiche di valorizzazione del territorio e di risorse turistiche e agro-alimentari che, invece, dovrebbero essere incentivate”.
In Sardegna nel 2011 c’è stato un referendum popolare sullo stoccaggio nell’isola dei rifiuti radioattivi: il 97% dei votanti si espresse per un no. “Pertanto, anche in questa fase iniziale di valutazione – dice l’arcivescovo – è necessario che si tenga conto della volontà popolare”.
“Siamo solidali e vicini – conclude mons. Carboni – a tutte le amministrazioni locali interessate e agli uomini e donne della Sardegna che chiedono dignità, giustizia, lavoro nel rispetto della vocazione della propria isola a terra di accoglienza, famosa per la sua natura incontaminata”.

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