Diocesi: card. Betori (Firenze), “vicinanza, cura e speranza è ciò di cui oggi c’è bisogno e che dobbiamo offrire a tutti”

“Vicinanza (farsi prossimi), cura (custodi del fratello) e speranza (Dio Padre protegge i suoi figli) è ciò di cui oggi c’è bisogno e che dobbiamo offrire a tutti”. Lo ha detto oggi il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nella messa celebrata in cattedrale per la festa di San Sebastiano, patrono dell’Arciconfraternita della Misericordia. “Tra la fedeltà per il Vangelo che conduce al martirio e la generosità per i fratelli che conduce al servizio c’è profonda continuità – ha osservato il porporato -. Questa continuità è la persona stessa di Gesù, che tanto il martire quanto il servo seguono sulla strada dell’offerta di sé”.
Dunque, “ciò che diventa essenziale per il martire, come per noi, è la configurazione a Cristo, che si può raggiungere solo attraverso una trasformazione interiore, frutto della conversione e della preghiera. Nella configurazione a Cristo sta la caratteristica del servizio caritativo del cristiano. Non ci spinge la commozione, ma la convinzione di fede che in ogni uomo e in ogni donna noi serviamo Cristo stesso”.
Nel rendere questo servizio, ha sottolineato l’arcivescovo, “noi rendiamo testimonianza a Cristo, come ha ricordato l’apostolo Pietro, che ci ha richiamati a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in noi. La risposta è certamente quella di argomentare la fede di fronte alla ragione, ma è anche e soprattutto una vita rinnovata dall’incontro con Gesù, che ci invita a seguirlo sulla sua strada di amore, quella strada in cui, secondo quanto ci dice egli stesso nel Vangelo, solo perdendo la propria vita la si salva veramente”.
Questo, ha concluso il card. Betori, “è il senso della nostra dedizione ai fratelli, da esercitare con grande generosità in questo tempo di pandemia. Avendo cura, come ricorda san Pietro, di fare tutto non con la supponenza di chi si vuole imporre agli altri, né ovviamente con secondi fini, ma con dolcezza, con rispetto, con retta coscienza. Saremo così degni eredi del nostro patrono”.

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