America centrale: vescovi ai Governi, “non siamo violati diritti dei migranti, agire insieme in modo integrale e umano”

“Riconosciamo e rispettiamo il legittimo diritto alla sovranità dei Paesi coinvolti nel transito di questi migranti. Tuttavia, nel nome della carità politica auspicata da Papa Francesco, chiediamo che i loro diritti umani non siano violati e che ci sia un atteggiamento profondamente umanitario nei loro confronti, indipendentemente dalla loro situazione migratoria”. A sostenerlo è il Sedac, il Segretariato episcopale dell’America Centrale (che riunisce i vescovi dell’area), in una nota firmata dal presidente, mons. José Luis Escobar Alas, e dal segretario generale, il card. Gregorio Rosa Chávez, rispettivamente arcivescovo e vescovo ausiliare di San Salvador (El Salvador). Il riferimento è, in particolare, all’ultima carovana di migranti, formata da un numero stimato tra le 6mila e le 9mila persone, che si è mossa dall’Honduras lo scorso fine settimana e che è stata sostanzialmente bloccata con la forza dalle autorità del Guatemala e poi dispersa, con numerose detenzioni, mentre molti migranti sono stati fatti tornare in Honduras in pullman.
Proseguono i vescovi: “Di fronte a eventuali situazioni e fatti di violenza, facciamo un appello urgente alle Istituzioni che svolgono il ruolo di garanti e supervisori del rispetto e della tutela dei diritti umani e delle garanzie costituzionali” affinché “si mantengano la totale allerta e il costante monitoraggio della difesa delle persone, in particolare donne e bambini”. La nota ribadisce che “la doverosa attenzione ai flussi migratori, in tutte le loro dimensioni, non è compito di un solo Paese. Per questo motivo ribadiamo l’appello ai Governi della regione e al Messico perché agiscano insieme, in modo integrale e umano, rispetto alla realtà migratoria regionale. Ancora una volta ricordiamo: dobbiamo affrontare le cause strutturali che originano la migrazione”.
Da ciò derivano alcune ulteriori richieste: “Garantire la sicurezza dei migranti che transitano nei rispettivi Paesi, impedendo loro di essere vittime della criminalità organizzata e della criminalità comune” e “rispettare il diritto di accesso al territorio e di non ritorno di tutti coloro che hanno un’esigenza speciale di protezione internazionale”. Allo stesso modo, insistono i vescovi centroamericani, “sollecitiamo il rispetto del nucleo familiare”. Infine, la richiesta ai Governi della regione di “sviluppare politiche che offrano effettivamente opportunità di miglioramento a tutti, principalmente studio per i giovani e lavoro per gli adulti; in modo che non siano costretti a lasciare il proprio Paese, mettendo a rischio la propria vita”.

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