Perdonanza Celestiniana: card. Zuppi (Bologna), “il male è sempre una pandemia, la misericordia è il vaccino che ci affranca dalle sue conseguenze”

“Tutti abbiamo bisogno di perdono, di pace, di misericordia, della novità – sempre sorprendentemente più grande del nostro cuore – che è Gesù”. Lo ha affermato questa sera il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, nell’omelia che ha pronunciato durante la celebrazione eucaristica che ha presieduto nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, a L’Aquila, in occasione dell’apertura della Porta Santa per la Perdonanza Celestiniana.
“Chi entra qui trova Gesù che ci aiuta a vivere perché ci ama e ci insegna a scegliere quello che non finisce, quello che ci serve per davvero”, ha sottolineato il porporato, ammonendo: “Ma da qui si esce per amare il prossimo! Il cristiano non esce ma entra nella storia, la ama e in questa cerca di vivere l’amore che Dio gli fa conoscere”. “San Celestino”, ha proseguito Zuppi, “ci ha donato la perdonanza per liberare il nostro cuore dal male che lo rende lupo degli altri uomini e di noi stessi e aiutandoci a sentire il paradiso del perdono”. “Questo anno – ha osservato il cardinale – si presenta particolare sia per le presenze necessariamente limitate sia perché ci siamo confrontati tutti con il male e capiamo con maggiore chiarezza l’importanza del perdono”. “Il male è sempre una pandemia: colpisce tutti e ognuno, si trasmette, ci rende contagiosi, ci fa credere di non stare sulla stessa barca e ci illude che pensando a noi stessi troviamo sicurezza dalla paura”, la tesi di Zuppi. “La misericordia spezza questa catena, è il vaccino che ci affranca dal male e dalle sue conseguenze, che durano tanto a lungo. Chiediamo perdono per perdonare e disintossicare il nostro mondo, che non sa perdonare, dall’odio e dalla divisione”.
“In questo anno così particolare – ha continuato il porporato – il Papa ha indicato alcuni motivi per chiedere perdono nella omelia pronunciata in una piazza San Pietro vuota, con il mondo intero abbracciato dalle braccia materne del colonnato, nel pieno della pandemia”. “Abbiamo creduto di vivere sani in un mondo malato e quindi siamo stati indifferenti verso la sofferenza altrui. Abbiamo sciupato con presunzione tante opportunità; ci siamo creduti a posto con stereotipi con cui mascheravamo i nostri ‘ego’, sempre preoccupati della propria immagine. Se siamo davvero sulla stessa barca come essere indifferenti?”, la domanda posta da Zuppi. “Il peccato è sempre la rottura della fraternità, il banale pensare a sé, l’egoismo ‘sdrucciolo’ e quello che diventa sistema di vita e di interessi personali e di gruppo. Non possiamo vivere isolati e il perdono – ha evidenziato – ci aiuta a ricostruire la relazione per scoprire il nostro prossimo e che noi siamo prossimi di qualcuno! Il perdono ci restituisce a noi stessi perché ci ridona quello per cui siamo stati creati: amare”.

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