Consumo di suolo: Ispra Snpa, “la copertura artificiale avanza anche nelle zone più a rischio del Paese”

“Non c’è un legame tra popolazione e nuovo cemento e si continua ad assistere alla crescita delle superfici artificiali anche in presenza di stabilizzazione, in molti casi addirittura di decrescita, della popolazione”. Lo certifica il Rapporto Ispra Snpa, “Il consumo di suolo in Italia 2020”, presentato oggi in diretta live dalla Residenza di Ripetta a Roma. “Nel 2019 i 57 milioni di metri quadrati di nuovi cantieri e costruzioni si registrano in un Paese che vede un calo di oltre 120mila abitanti nello stesso periodo – precisa il Rapporto -. Ognuno di questi ha oggi a ‘disposizione’ 355 m2 di superfici costruite (erano 351 nel 2017 e 353 nel 2018)”.
Per quanto riguarda le aree a rischio idrogeologico e sismico, secondo il report, “la copertura artificiale avanza anche nelle zone più a rischio del Paese: nel 2019 risulta ormai sigillato il 10% delle aree a pericolosità idraulica media P2 (con tempo di ritorno tra 100 e 200 anni) e quasi il 7% di quelle classificate a pericolosità elevata P3 (con tempo di ritorno tra 20 e 50 anni)”. In partciolare, “la Liguria è la regione con il valore più alto di suolo impermeabilizzato in aree a pericolosità idraulica (quasi il 30%). Il cemento ricopre anche il 4% delle zone a rischio frana, il 7% di quelle a pericolosità sismica alta e oltre il 4% di quelle a pericolosità molto alta”.
Ma qual è la situazione nelle regioni e nei comuni? “Il Veneto, con +785 ettari, è la regione che nel 2019 consuma più suolo (anche se meno del 2017 e del 2018), seguita da Lombardia (+642 ettari), Puglia (+625), Sicilia (+611) ed Emilia-Romagna (+404) – si legge nel Rapporto -. A livello comunale, Roma, con un incremento di suolo artificiale di 108 ettari, si conferma il comune italiano con la maggiore quantità di territorio trasformato in un anno (arrivando a 500 ettari dal 2012 ad oggi), seguito da Uta (Cagliari; +58 ettari in un anno) e Catania (+48 ettari). Va meglio a Milano, Firenze e Napoli, con un consumo inferiore all’ettaro negli ultimi 12 mesi (+125 ettari negli ultimi 7 anni a Milano, +16 a Firenze e +24 a Napoli nello stesso periodo). Torino, dopo la decrescita del 2018, non riesce a confermare il trend positivo e nell’anno di riferimento, riprende a costruire, perdendo 5 ettari di suolo naturale”.

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