Coronavirus Covid-19: Corti (Fondazione Sospiro), “sfida lockdown è stata far vivere ai ragazzi con leggerezza un momento di grande fatica”

La maggiore sfida imposta dal lockdown è stata “il costruire una quotidianità nella quale tutte le attività esterne – passeggiate in città, ippoterapia, sport, teatro – erano state sospese, chiedendo a persone in gruppi anche di 15-20 individui, di stare sempre insieme per un mese e mezzo – due mesi, conoscendone la problematicità dei comportamenti. Far vivere con leggerezza un momento di grande fatica relazionale è stata davvero una sfida enorme”. A raccontarlo in un’intervista al Sir è Serafino Corti, psicologo e responsabile del Dipartimento disabilità della Fondazione Istituto ospedaliero di Sospiro (Cremona) che offre nelle diverse sedi tra il cremonese e il bresciano 200 posti letto nelle Rsa (Residenze per anziani) e 428 nelle Rsd (Residenze per disabili) che accolgono persone con disabilità intellettiva e disturbi dello spettro autistico, dai 18 anni in su. Fondamentali “la capacità, la flessibilità e la creatività degli operatori” che hanno cercato velocemente di ricostruire la routine degli ospiti “per evitare il rischio di destabilizzarne l’equilibrio”. Difficile, spiega lo psicologo, attuare con i ragazzi “il distanziamento sociale”. Tuttavia, “riducendo la frequenza dei contatti si è ridotta la percentuale di rischio”. Corti riferisce della grande difficoltà di reperimento di mascherine e dispositivi di protezione individuale (Dpi) nel momento di massima emergenza. “Soprattutto nella prima fase, tra fine febbraio e inizio marzo quando ne avremmo avuto più bisogno, ci hanno requisito migliaia di mascherine per destinarle agli ospedali. Aspettavo 6mila mascherine acquistate e pagate, mai arrivate. Intorno al 20-25 marzo la questione si è sbloccata”. Da questa “esperienza”, il direttore del Dipartimento disabilità riferisce di avere imparato “il discernimento sui valori che contano”, anzitutto la competenza: “Si è rivelato fondamentale avere accanto persone capaci e competenti”. Quindi la dedizione e “la caparbietà nel voler fare il bene”. Infine la benevolenza: “il voler fare il bene volendo bene alle persone di cui ci occupiamo, nella convinzione che sia la cosa più importante”.

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