Pasqua 2020: mons. Solmi (Parma), “un tempo denso di parole da ascoltare e di digiuni da interpretare”

“Penso ai tanti morti, nonni e nonne, ma non solo. Patrimonio prezioso e fragile da custodire. Loro hanno cresciuto la città, fino a renderla capace di una sanità eccellente che non è riuscita a salvarli, nonostante l’abnegazione e il sacrificio”. Così il vescovo di Parma, mons. Enrico Solmi, nel suo messaggio per la Pasqua, pubblicato da Parma Sette, in cui ricorda “le autoambulanze e i carri funebri sulle strade deserte della Bassa, mentre portavo, da solo, i preti al cimitero, dove loro, per una vita, avevano consolato, benedetto, pregato”. Evidenziando “l’incertezza di tanti per il domani, con la fatica dell’oggi”, il presule riflette sulla “preoccupazione non perché finiscono le scorte al supermercato, ma i soldi sì”. “Le case troppo strette per contenere relazioni difficili o stili nuovi che si è dovuto assumere”. Nelle parole del vescovo il riferimento alla privazione della celebrazione con il popolo di Dio, della Pasqua. “Una doverosa e responsabile fatica a chiedere di celebrare da soli, quasi un ossimoro liturgico”.
Riflettendo, invece, sul fatto che “non sarà più come prima”, mons. Solmi auspica che sia così, perché “segnati da questo tempo”. “Se così non fosse, sarebbe passato invano. È un tempo denso di parole da ascoltare e di digiuni da interpretare”.

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