Perdonanza Celestiniana: card. Zuppi (Bologna), “dopo la pandemia non perdiamo la sfida di cambiare noi e rendere migliore il mondo”

“Se vogliamo vivere dobbiamo cambiare, ad iniziare da ognuno di noi. Se cambio io, cambia il mondo! Non rimandiamo, non aspettiamo siano gli altri: inizio io!”. È l’esortazione rivolta questa sera dal card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, nell’omelia che ha pronunciato durante la celebrazione eucaristica che ha presieduto nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, a L’Aquila, in occasione dell’apertura della Porta Santa per la Perdonanza Celestiniana.
Secondo il porporato, “non c’è tempo da perdere e perderlo è davvero un peccato, come tutto ciò che divide, non ama e sciupa le opportunità e l’amore stesso, rendendolo mediocre o senza sapore”. “Ne sapete qualcosa voi – ha osservato Zuppi – colpiti da quel terribile terremoto, le cui ferite ci portiamo nel cuore, monito a non arrendersi per non essere mai complici del male! E L’Aquila non si arrende, non si è arresa e guarda con fierezza al futuro! Che sia sempre aiutata a costruirlo!”.
Il cardinale ha anche sottolineato come “abbiamo bisogno di futuro. Noi non dobbiamo avere paura di chiamare il peccato peccato e non sbaglio! Non siamo più comprensivi giustificandolo o minimizzandolo, come se parlare di peccato equivalga a una condanna o ad un giudizio troppo severo o definitivo”. “Capiamo la misericordia – la tesi di Zuppi – se capiamo il peccato, la sua forza distruttiva e divisiva”. “Gesù vuole farci vivere bene: la vita la vuole in abbondanza!”, ha sottolineato il cardinale, rimarcando come “amare il prossimo come Lui ci insegna è via di felicità, non di sacrificio; è gioia, non solo nella vita dopo la vita – che è in realtà il problema della vita – ma in questa!”. “La nostra ferita – ha ammonito – si rimargina quando ci occupiamo delle ferite del prossimo, di chi abbiamo vicino”, “il perdono è per perdonare. È amore che ci fa amare”. “Se vogliamo guarire questo mondo – la sottolineatura – dobbiamo modificare i nostri stili, difendere la vita sempre e con tutto noi stessi, dal suo inizio alla fine, per tutti e sempre!”. “Molti si chiedono dopo la pandemia: saremo diversi o torneremo quelli di prima? Dipende da noi”, la convinzione del cardinale, per il quale “è la nostra scelta e responsabilità. Non perdiamo una sfida così importante per cambiare noi e rendere migliore il mondo, pensando soprattutto a chi viene dopo”.

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