Per la pastorale con rom e sinti occorre “riconoscere la dignità di chi vive di soste e ripartenze, smontare il pregiudizio che confonde mobilità e sospetto, passare dall’ ‘integrazione’ che uniforma a una alleanza che valorizza lingue, mestieri, musica e famiglia allargata”. Lo ha detto sabato mattina il card. Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli, nella Lectio davanti agli operatori impegnati nella pastorale con rom, sinti e camminanti riuniti nel capoluogo campano per il loro incontro annuale. Per il porporato il Vangelo “non chiede prima un domicilio e poi la fede: offre una famiglia che cammina con chi è in viaggio, capace di fermarsi in area di sosta, in un campo tollerato, in un parcheggio ai margini, e di iniziare dal passo giusto: salutare, conoscere i nomi, ascoltare le storie, chiedere permesso, parlare con capifamiglia e mamme, costruire fiducia prima dei progetti”. La fede “non si misura dai moduli ma dalle relazioni: presenza fedele, visite regolari, parole poche e buone, mediazione paziente con scuola, sanità e servizi. Anche questo è liberazione: documenti fatti, cure garantite, iscrizioni a scuola, non per burocrazia, ma per dignità”. La pastorale “specifica lo ripete da anni: non ‘progetti per’, ma percorsi con”. Per l’arcivescovo di Napoli la comunità cristiana “non arriva con moduli e prediche lunghe: arriva con presenza fedele, passi piccoli ma continui. Le linee della Chiesa chiedono proprio questo: camminare con le persone, valorizzare le famiglie, proteggere i piccoli, creare legami con scuola e sanità, promuovere luoghi sicuri e legali; la pastorale non è assistenza a scatti, è alleanza che ridà dignità”. Il card. Battaglia ha concluso con una preghiera perché “non parta nessun braccio meccanico finché non c’è una via d’uscita vera, finché non c’è una porta, un tetto, un contratto, un nome scritto giusto”. “Custodisci – ha pregato il card. Battaglia – le roulotte come tabernacoli leggeri, i cani legati al parafango, i panni tesi tra due alberi, le foto sugli sportelli come ex voto: sono case provvisorie, ma sono case”. Da qui la richiesta di donare “coscienza a chi governa e a chi firma: niente sgomberi senza alternativa, nessun ordine senza ascolto, nessuna statistica senza volti”. “Accendi nella Chiesa una pastorale di tenda: comunità-ponte, cappellanie stabili, laici e preti capaci di stare in mezzo, tradurre lingue, guarire diffidenze, aprire scuola, salute, lavoro, documenti”. L’incontro si era aperto con la liturgia presieduta da mons. Giuseppe Mazzafaro, vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti e delegato per la Conferenza episcopale campana per i migranti, rom e sinti, spettacolo viaggiante. La conclusione, ieri, con la messa presieduta dal vescovo ausiliare di Napoli e presidente della Fondazione Missio, mons. Michele Autuoro. Durante la tre giorni momenti di confronto ma anche la visita alla comunità rom della città.