Diocesi: mons. Tisi (Trento) a novelli sacerdoti, “rimanete nell’amore di Cristo e sarete preti di movimento”

“Chi ‘rimane’ in Cristo diventa uomo e donna di movimento perché intraprende il viaggio dell’incontro con l’altro e sperimenta nell’uscire da sé l’ossigeno della vita. Rimanete in questo amore e sarete preti di movimento, di quel vero muoversi che è proprio di Cristo!”. Così l’arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, si è rivolto a tre nuovi sacerdoti – don Filippo Zanetti, don Federico Mattivi e il brasiliano don Valdinei Alves da Silva – che sabato pomeriggio, in cattedrale, ha consacrato presbiteri.
Nell’omelia, il presule ha ricordato che l’amore non è frutto dello sforzo umano, ma dono che viene da Dio. “Non si tratta di un sentimento vago – ha sottolineato – ma di un volto concreto: quello di Cristo, che nella sua umanità ha introdotto un amore gratuito, capace di arrivare fino alla fine, di chiamare ‘amico’ persino chi tradisce”. Questo per mons. Tisi fa sì “c’è ancora futuro per il mondo anche in un tempo segnato da violenza, odio e vendetta”. Rivolgendosi a tutte le persone presenti alla celebrazione, l’arcivescovo le ha esortate a raccontare l’amore di Gesù, un amore che cambia la vita. “Se siete qui oggi è perché fin da adolescenti avete sentito il fascino per Gesù Cristo che vi ha conquistato il cuore”. È un miracolo, ha spiegato l’arcivescovo, e va contemplato: non teoria astratta, ma incontro reale. Per questo ha ringraziato i candidati all’ordinazione: “Grazie per aver lasciato entrare lo Spirito in voi per consegnarvi l’amore innovativo di Dio”. “Coraggio!”, ha ammonito: “È possibile amare il Cristo Risorto che fa meraviglie ed è possibile passare dalla morte alla vita, amando i fratelli”.
Dopo aver indicato ai novelli sacerdoti l’importanza di imparare a “frequentare l’umano in tutte le sue dimensioni”, mons. Tisi ha rivolto un appello alle comunità: mentre vivono la gioia di questi fratelli che si donano, sono chiamate a riscoprire “la bellezza del convocarsi, del frequentare la Parola, la bellezza di questi gesti sacramentali che contengono l’elisir di lunga vita, contengono futuro”. È urgente, ha insistito l’arcivescovo, “alzare la qualità della frequentazione della Parola, alzare la qualità del nostro celebrare domenicale”, per poter generare uomini e donne disposti al servizio del Regno.

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