Sebbene il disturbo borderline di personalità (Dbp) sia un disturbo mentale grave e invalidante per la persona che ne soffre e per la sua famiglia, si può curare. Lo afferma Roberta Rossi, psicologa e ricercatrice dell’Unità di psichiatria dell’Irccs Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia, da anni impegnata nella ricerca e nella clinica sul Dbp: “Oltre il 70% dei pazienti sperimenta una remissione clinica significativa nel giro di 10 anni, se trattato con interventi adeguati e precoci, come dimostrano gli studi longitudinali. Possono tuttavia restare fragilità residue sul piano del funzionamento psicosociale, e il rischio di ricadute può essere presente in situazioni di stress intenso: per questo è fondamentale un approccio a lungo termine, con piani terapeutici flessibili”. L’Irccs Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli è da anni all’avanguardia nello studio e nella presa in carico del Dbp. Tra i progetti più rilevanti, spicca uno studio clinico randomizzato, finanziato dal ministero della Salute, in collaborazione con gli esperti del Terzocentro di psicoterapia cognitiva di Roma, che ha valutato l’efficacia della terapia metacognitiva interpersonale su un campione di 78 pazienti, analizzando anche i correlati neurobiologici della risposta al trattamento. L’approccio adottato ha integrato psicoterapia individuale intensiva, valutazioni cliniche periodiche e neuroimaging, allo scopo di esplorare anche i meccanismi cerebrali che accompagnano il miglioramento dei sintomi. Lo studio ha contribuito a rendere disponibile un’opzione terapeutica importante per questi pazienti, soprattutto per quelli, la maggior parte, che hanno comorbilità con altri disturbi di personalità. L’Istituto è inoltre impegnato nella diffusione del modello Family Connections, in collaborazione con la rete Neabdp, e ha recentemente condotto uno studio multicentrico che ne ha mostrato l’efficacia nel ridurre il carico emotivo e migliorare le dinamiche relazionali.