Papa Francesco: mons. Pellegrini (Concordia), Pontefice “del popolo e per il popolo ma mai populista, attento a ricerca del bene e della felicità delle persone”

“Anche in tanti di noi ‘speravano’ che il pontificato di Francesco durasse ancora, che il Papa si rimettesse in salute e, pur con un’attività ridotta, potesse nuovamente guidare la Chiesa e il nostro cammino, che potesse ancora per un po’ rimanere segno di speranza per tutta l’umanità. Invece, quando meno ce lo aspettavamo, il Padre l’ha chiamato in Paradiso. Ci siamo sentiti, un po’ tutti quanti come quei due discepoli”. Con queste parole, richiamando l’episodio evangelico dei discepoli di Emmaus, il vescovo di Concordia-Pordenone, mons. Giuseppe Pellegrini, lo stato d’animo che accompagna i credenti in questi giorni una volta appresa la notizia della morte di Papa Francesco. Ieri sera, nella messa di suffragio che ha presieduto in cattedrale, il presule ha ricordato gli sguardi di Papa Francesco che, anche lui, ha sperimentato in occasione dei colloqui: “Prima di parlare – ha raccontato il vescovo – ti fissava negli occhi e quello sguardo diceva tutto, perché ti faceva intuire quello che portava dentro di sé, la forza dello Spirito Santo e l’amore verso Dio e l’umanità”. Poi mons. Pellegrini ha sottolineato che “questa sera siamo qui riuniti, comunità cristiane e istituzioni civili e militari, per ringraziare il Signore del dono che ci ha fatto e ha fatto alla Chiesa e al mondo di Papa Francesco”. “Siamo tutti addolorati, non solo per aver perso una persona cara e amata, umanissimo e nello stesso tempo carico della presenza dello Spirito, ma per aver perso una guida, un pastore – ha commentato il vescovo – che ha accompagnato in questi 12 anni difficili la Chiesa a rimanere sempre una luce e una guida sicura per tutti, anche nelle situazioni più difficili e tragiche: pensiamo al Covid, alle guerre che insanguinano il pianeta, alla questione degli abusi, alle numerose tragedie ambientali”. “Papa Francesco in questi anni aveva una visione, certamente donatagli dallo Spirito, che il pianeta appartiene a tutti ed è formato da tanti e diversi popoli chiamati a partecipare alla stessa mensa; tutti fratelli ciascuno con le proprie diversità”, ha continuato mons. Pellegrini, evidenziando che “è stato il Papa del popolo e per il popolo ma mai un populista, sempre attento alla ricerca del bene e della felicità delle persone, con la consapevolezza delle problematiche del tempo presente”. “Il suo impegno – ha rilevato – è stato di guidare e condurre la Chiesa nel portare il Vangelo e la parola di Gesù a tutti e in tutte le situazioni, senza mai dimenticare i poveri. Si è fatto vicino al mondo secolarizzato, ma anche alla ricerca di alterità e di spiritualità, per riscattarlo dalla cultura dell’indifferenza che scarta chi non è più produttivo. Ci ha abituati a ripensare il nostro essere Chiesa privilegiando la categoria della ‘Chiesa in uscita, ospedale da campo’, che non si scandalizza del mondo ma che ama le persone, le ascolta e le accoglie, offrendo il bene più prezioso: l’amore e la misericordia di Dio”. Gli ultimi giorni di vita di Papa Francesco, secondo il vescovo, “hanno dimostrato quanto siano vere le sue parole” nella prefazione al libro del card. Angelo Scola che esce oggi: “La morte non è la fine di tutto, ma l’inizio di qualcosa. È un nuovo inizio, perché la vita eterna, che chi ama già sperimenta sulla terra dentro le occupazioni di ogni giorno, è iniziare qualcosa che non finirà”.

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