Papa Francesco: mons. Parmeggiani (Palestrina), “il suo stile è stato la prossimità”

“L’evangelista Luca, nel narrare l’episodio dei due discepoli di Emmaus, di uno dice il nome: Cleopa, dell’altro no. No perché potrebbe essere ognuno di noi. In quel discepolo anonimo mi piace vedere Jorge Maria Bergoglio”. Lo ha detto ieri sera il vescovo di Palestrina e Tivoli, mons. Mauro Parmeggiani, celebrando una messa di suffragio per il Papa, scomparso lunedì, nella cattedrale di Sant’Agapito Martire a Palestrina. “Sappiamo come nonostante fosse cresciuto in una famiglia cattolica e avesse ricevuto la fede dalla testimonianza della sua nonna Rosa egli comprese appieno di essere amato dal Risorto, ebbe un incontro personale con Lui quando ormai giovane studente di biologia entrò in una chiesa di Buenos Aires e lì ascoltò il Vangelo della chiamata di Matteo il pubblicano e nella preghiera sentì come il Risorto si fosse fatto prossimo, vicino a lui, proprio come Gesù ai due di Emmaus e riempì la sua vita. La riempì fino al punto di decidersi di dedicarla tutta al Signore che come volle esprimere nel suo motto episcopale ‘Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi’”. Alla base della sua vocazione, ha proseguito il presule, “mi piace dunque vedere la prossimità del Risorto, una prossimità che lo avvolse di misericordia, una prossimità che lo aiutò a sperare anche nei momenti difficili che non mancarono nella sua vita di religioso, di prete, di arcivescovo e anche di Papa. Una prossimità, però, quella del Risorto, che Lui accolse e che cercò di vivere facendo della prossimità il suo stile di vita fino alla fine. Quella prossimità al santo popolo di Dio che raccomandava ai vescovi, ai preti e a tutti coloro che si dicono cristiani e si sentono parte della Chiesa. Quella prossimità che fu lo stile di Papa Francesco e che è stata tanto apprezzata soprattutto da quanti si sono sentiti nel cuore e nelle attenzioni del Papa. Capace di prossimità perché consapevole della prossimità a Lui del Risorto, del Dio ricco di Misericordia. E così, come Pietro e Giovanni, anche Papa Francesco è stato prossimo alla gente”. Mons. Parmeggiani aggiunge: “Questa prossimità l’ha vissuta fino a domenica cercando la vicinanza con le persone, da pastore che ha sentito e ha esortato noi vescovi e sacerdoti a vivere il nostro ministero stando vicino alle persone, sentendo l’odore delle pecore”. Il vescovo ha concluso: “Mentre affidiamo l’anima di Papa Francesco alla Misericordia divina e chiediamo per lui il premio della pienezza eterna della vita promesso ai servi buoni e fedeli del Vangelo chiediamo che quanto Francesco ci ha insegnato di vicinanza al popolo di Dio, a tutto il popolo di Dio e in particolare ai poveri, ai malati, ai carcerati, ai migranti, a tutti coloro che si sentono per una ragione o per l’altra lontani da Cristo e dalla Chiesa, diventi nostra eredità, nostro stile affinché nessuno si senta escluso dalla festa dell’incontro eterno con Dio”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa