Papa Francesco: mons. Suetta (Ventimiglia), “voleva bene al suo popolo, per lui abbiamo nel cuore un sentimento di affetto”

“Davvero è molto bello, è prezioso, è significativo che questa sera ci ritroviamo insieme per rispondere ad una sua richiesta che è stata costante in tutto il tempo del suo pontificato, non mancava l’occasione di ricordare all’angelus domenicale e a tutti gli altri incontri in cui dicesse: ‘Non dimenticatevi di pregare per me’. Lo abbiamo fatto certamente tante volte raccogliendo il suo invito e lo facciamo anche questa sera, in questo definitivo passaggio della sua vita, un passaggio che, significativo anche per il momento liturgico, lo ha introdotto nella Pasqua Eterna del Signore Gesù”. Lo ha affermato ieri sera il vescovo di Ventimiglia-San Remo, mons. Antonio Suetta, durante la messa in suffragio di Papa Francesco.
“Siamo qui a chiedere al Signore, per lui, che sia introdotto in quella festa, che il Signore prepara per tutti i suoi figli e che offre come ricompensa per il bene che si è compiuto nel pellegrinaggio terreno e per l’accoglienza del dono della fede”, ha proseguito il presule, sottolineando che “facciamo questo perché siamo legati a Papa Francesco prima di tutto da un vincolo di fede”. “Siamo poi legati a Papa Francesco – ha commentato – da un debito di gratitudine. Non soltanto per il suo lavoro, la sua testimonianza, il suo impegno, ma perché sempre dai suoi atteggiamenti ci siamo accorti che Papa Francesco voleva bene al suo popolo e ha profuso il suo lavoro, la sua premura, la sua attenzione per svolgere al meglio la missione che il Signore gli ha affidato”. Mons. Suetta ha poi voluto ricordare che è stato “Papa Francesco che mi ha voluto vescovo e che mi ha mandato a questa Chiesa e io gli sono grato anche per questo”. Poi ha brevemente raccontato le occasioni in cui l’ha incontrato. E ha rammentato “quando parlava della Chiesa, soprattutto nei primi tempi, e la indicava, la raccontava come un ospedale da campo. Indicando così a noi, come a tutto il popolo di Dio, che la Chiesa deve essere madre, testimone e dispensatrice di misericordia, tema a lui tanto caro, che è stato sicuramente il tratto distintivo del suo pontificato, oltre ad essere ovviamente nel cuore della rivelazione cristiana”. “Abbiamo nel cuore questo sentimento di affetto per Papa Francesco – ha rivelato il vescovo – e vorremmo dirgli ‘resta con noi’, è certo rimane in tanti modi, nelle esperienze che abbiamo vissuto di lui, rimane nell’eredità del suo insegnamento, del suo servizio, senza farne un assoluto, è dentro una storia: prima di lui ci sono stati altri, e dopo di lui ce ne saranno altri, e ognuno ha risposto al Signore per quello che gli è stato chiesto”. Infine l’interrogativo: “Che cosa vuol dire per noi custodire il dono di Dio che abbiamo ricevuto attraverso il servizio, il mistero e la vita di Papa Francesco? Significa camminare con perseveranza, con pazienza, con gioia, in comunione nella via della fede”.

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