Oltre 40mila persone vivono in tende e altri rifugi di fortuna a un mese dal devastante terremoto in Myanmar, mentre l’attività sismica in corso rende impossibile il ritorno alle proprie case o l’avvio dei lavori di ristrutturazione. Lo scrive Save the Children, in un comunicato diffuso oggi in cui si parla anche dei rifugi temporanei costruiti con materiali che non resistono a condizioni meteorologiche avverse, come forti piogge e caldo estremo. Molti degli sfollati non hanno inoltre accesso a fonti affidabili di acqua potabile o pulita per lavarsi, risorse fondamentali per limitare la diffusione di malattie trasmesse dall’acqua e dalle zanzare, come colera e dengue, e di infezioni cutanee.
Ad un mese dal terremoto del 28 marzo, si stima che almeno 3.700 persone siano morte e altre 4.800 siano rimaste ferite, sebbene le cifre reali siano probabilmente molto più alte, a causa delle difficoltà nella raccolta dei dati e della scarsa rendicontazione che rendono difficile comprendere la reale portata del disastro. L’attività sismica quasi quotidiana ha sollevato preoccupazioni sulla possibilità di riparare o ricostruire le strutture prima della stagione delle piogge in Myanmar, che in genere inizia a maggio. Le forti piogge di inizio mese hanno allagato un campo per famiglie sfollate vicino a Mandalay, la seconda città più grande del Myanmar.
Ad oggi, Save the Children ha distribuito cibo, tra cui riso, legumi, sale e pesce in scatola, oltre a cibo pronto al consumo, a oltre 22.000 persone. Ha anche distribuito quasi 10.000 kit di emergenza per la casa, tra cui materassini, zanzariere, teloni, corde di nylon e bambù, e installato oltre 600 rifugi per le persone colpite dal terremoto. Ha anche allestito spazi sicuri in cui i bambini possono giocare e ricevere supporto emotivo.
“L’incubo è tutt’altro che finito per i bambini in Myanmar”, dice Jeremy Stoner, direttore regionale Asia ad interim di Save the Children. “Molti vivono in rifugi temporanei che si rivelano inadeguati a lungo termine. Le comunità sono inoltre preoccupate di come saranno ristrutturati edifici importanti, comprese le scuole, prima della stagione dei monsoni, che porterà con sé ulteriori disagi per le famiglie già in difficoltà. I donatori devono rispondere con urgenza con finanziamenti rapidi, flessibili e pluriennali che consentano sia un soccorso immediato che una rapida ripresa, ma questo non deve avvenire a scapito dei bisogni umanitari esistenti, cronicamente sottofinanziati. È il momento di agire: le vite di tante persone dipendono da questo”. Save the Children – che opera in Myanmar dal 1995 – e i suoi partner sono presenti nella maggior parte delle aree colpite dal terremoto in Myanmar e stanno lavorando 24 ore su 24 per fornire sostegno urgente a bambini e famiglie con beni essenziali salvavita di emergenza a coloro che hanno perso la casa e i loro beni.