“Il lascito più grande di Papa Francesco alla Chiesa e al mondo è la sua narrazione di Dio a partire dall’umanità di Gesù, raccontato con gesti e parole capaci di toccare la vita non solo di tanti credenti, ma anche di tanti uomini e donne cercatori di senso”. Lo ha sottolineato, ieri sera, mons. Lauro tisi, arcivescovo di Trento, nella messa di suffragio per Papa Francesco.
All’umanità di oggi, “bloccata da logiche che chiudono le porte alla speranza”, “ha consegnato un volto di Dio con i tratti della misericordia, del prendersi cura, del farsi carico, del rilanciare vita”.
Mons. Tisi ha evidenziato che “la voce di Papa Francesco si è alzata, profetica, per invitarci a riconoscere che ‘tutto è connesso’ e non possiamo fare a meno gli uni degli altri. Pena l’autodistruzione. Ci ha invitati ad aprire gli occhi, soprattutto sul volto degli ultimi e dei poveri, a non lasciare indietro nessuno, invitando a rinnegare la logica dello scarto”.
Ancora, “ha raccontato un Dio carico di misericordia e di tenerezza, che ci spinge a incontrare l’altro riconoscendolo persona, figlio di Dio, fratello e sorella, evitando di rinchiuderlo dentro narrazioni giudicanti e distruttive”.
Per l’arcivescovo, Papa Francesco si è fatto concretamente compagno di tanti uomini e donne segnati dalla fatica del vivere. Ne ha saputo raccogliere le istanze e, attraverso una vicinanza fatta di gesti e parole estremamente concreti, ha ridato gusto alla loro vita”.
E “non di minore importanza è stata la sua azione per riscoprire la nostra dimensione di popolo in cammino. Continuamente, con un’incredibile insistenza, ha spronato la Chiesa, cominciando dai vescovi, a ‘respirare’ insieme al popolo: tutti ricordiamo l’invito a provare l’odore delle pecore, a camminare davanti, in mezzo e dietro a loro”.
Come “straordinaria è la sua enciclica Laudato si’ in cui ha invitato a riscoprire e il Creato, evocando San Francesco, come nostro fratello e sorella, facendo della sua custodia non una questione semplicemente ambientale ma profondamente antropologica: distruggere il Creato – ci ha ammoniti il Papa – è fare del male a noi stessi”.
Le sue ultime parole, affidate al Messaggio pasquale “Urbi ed Orbi” e ribadite anche nel suo testamento spirituale, “sono un vibrante appello alla fraternità, ritratto della sua intera azione pastorale: ‘La sofferenza che si è fatta presente nell’ultima parte della mia vita l’ho offerta al Signore per la pace nel mondo e la fratellanza tra i popoli’. Grazie, Francesco!”, ha concluso mons. Tisi.