La Pontificia Accademia per la vita (Pav) ribadisce la necessità di una capillare diffusione delle cure palliative nel mondo. In occasione della pubblicazione di Aphn – Atlas of Palliative Care in the Asia Pacific Regions 2025, il primo studio sulla situazione in 41 paesi di questa vasta area geografica, mons. Vincenzo Paglia, presidente Pav, rileva che “è necessario promuovere una cultura palliativa, che è cultura della cura, sia per rispondere alla tentazione che viene dall’eutanasia e dal suicidio assistito, sia soprattutto per fa maturare il più largamente possibile la cultura della cura dell’altro che permetta di offrire vicinanza e compassione fino alla fine della vita. In questo modo si risponde e si respinge la tentazione dell’eutanasia, che si fa strada quando la persona malata ha paura del dolore e della solitudine. Il mio auspicio è che possiamo contribuire a realizzare una maggiore attenzione nei confronti delle cure palliative da parte di tutti, a partire dai credenti di tutte le confessioni religiose”.
Il Rapporto pubblicato oggi – in occasione della XVI Conferenza sulle cure palliative nella Regione Asia Pacifico, dove vivono 4,3 miliardi di persone – rileva che oltre il 70% dei servizi specialistici di cure palliative sono concentrati nel 15% dei paesi della regione e in particolare in Australia, Malesia, Giappone, Corea del Sud, Tailandia, Nuova Zelanda.
Nel 2017 la Pontificia Accademia per la vita ha avviato il Progetto Pal-Life, che ha prodotto finora la pubblicazione di un Libro Bianco sulla diffusione e promozione delle cure palliative nel mondo, tradotto in diverse lingue. “Con questa iniziativa e con i diversi convegni realizzati in questi anni in Europa, Nordamerica, Africa, Asia, America Latina – si legge in una nota –, la Pav ha inteso assumere seriamente la sfida umana e sociale posta dalla fragilità dell’età avanzata, della malattia grave o terminale, offrendosi come partner scientifico e culturale della comunità della medicina palliativa”.