Al Giubileo della Speranza in Ucraina (1-5 ottobre), con tappe a Kiev e Kharkiv, tra gli attivisti raccolti dal Movimento europeo di azione nonviolenta (Mean) c’era anche una delegazione del Masci, il Movimento adulti scout cattolici italiani, che da tre anni organizza gemellaggi estivi tra scout italiani ed ucraini su tutto il territorio nazionale. Massimiliano Costa, presidente del Movimento, che ha preso parte alla missione, ribadisce: “Dovevamo far sentire la vicinanza alla società civile ucraina che cerca la pace”. In una nota diffusa dal Masci, dopo il rientro in Italia degli attivisti, il Masci fornisce un resoconto della missione con gli incontri con il vescovo di Kiev, mons. Vitalii Kryvytskyi, e il nunzio apostolico in Ucraina, mons. Visvaldas Kulbokas, e la visita a Kharkiv, alla cattedrale, dove vengono smistati quotidianamente beni di prima necessità. “Dai villaggi – dice Costa – sono evacuate oltre 300.000 persone, per la vicinanza del fronte, in queste ultime settimane. Milioni di persone sono scappate. Ognuno sogna che finisca presto. Noi ci chiediamo come noi cristiani dovremmo comportarci. La fede ci aiuta a rimanere resilienti”. A Kharkiv ci sono 15 cimiteri. In uno di questi, gli attivisti del Mean hanno tenuto una celebrazione interconfessionale per i caduti: armeni, ortodossi, greco cattolici, e cattolici. Nella nota anche il ricordo dell’incontro (avvenuto in un bunker durante lo stato di allerta…) con i sindaci della regione. “Ci sono città, come Lugansk, che hanno la linea del fronte che le dividono in due. Kharkiv prima della guerra aveva oltre 2.200.000 abitanti, ora meno di 1.200.000”, afferma Costa. “Tutti hanno dimostrato gratitudine agli attivisti, perché sono venuti a vedere e ascoltare. Un grande problema per gli ucraini è preparare il riscaldamento per l’inverno senza energia e fare i bunker nelle scuole per riprendere l’attività scolastica con i bambini”. Sulle notizie di attacchi alla linea ferroviaria sulla quale transitava il treno degli attivisti, Costa afferma: “Abbiamo vissuto da vicinissimo ciò che è la guerra, ciò che i civili da anni vivono ogni notte e giorno, ciò che purtroppo ogni guerra porta. Siamo stati in Ucraina per ascoltare e stare vicino ad un popolo che soffre, come si sta vicino ad un sofferente in ospedale, abbiamo vissuto con loro e con i diversi vescovi il Giubileo della Speranza perché crediamo che un altro modo di vivere e convivere sia davvero possibile. Dobbiamo continuare a credere che l’incontro e il dialogo sono le uniche vere armi”.